Il resoconto del Festival di Sanremo 2020 dalla nostra inviata Susanna Sforza.
Quando abbiamo bisogno di un cambiamento, si sa, bisogna stravolgere l’ordinario. Nel Festival di quest’anno di stravolgimenti proprio non ce ne sono stati. Siamo nell’ordinario più assoluto e quasi paradossale. Ma lo share è alto. Questo è il culmine del paradosso.
Junior Cally è stato l’apice, o meglio, lì si è toccato il fondo. Ora, ha senso che un artista urli un testo con delle note attaccate inneggianti la violenza? Che si presenti, sebbene con un’altra canzone, sul palco del Festival nazionale (al momento, dato che il Festivabar – ahimè – è defunto, ma citato in un lapsus di Amadeus ) sponsorizzato da una tv pubblica, contro ogni protesta? Mi domando, ma perché? E mi dovrei intenerire alle sue parole “ma io ho sofferto”. No , tu non hai sofferto. Perché se così fosse, non riusciresti nemmeno a pronunciare la prima frase di quel testo permeato di tale violenza. Figuriamoci a partorirlo. E va bene. Siamo italiani. Basta una battuta di un Fiorello che il mormorio si plachi, anche in sala stampa. E del “fiorismo” vogliamo parlarne? Si sbeffeggiano le accuse di maschilismo. Una battuta che non mi è piaciuta proprio. Ma c’è chi ride. E in ogni caso, l’animatore del Festival è lui, Fiorello. Altrimenti, la pennica sarebbe assicurata. Un tocco di leggerezza si è avuto con l’ingresso dei Ricchi e Poveri (Reunion). I quattro si sono riuniti. Il playback regna sovrano, o quasi. Facendo un passo a ritroso, siamo nel 1984. I Queen in “Radio Gaga” sono invitati al Festival. E che invitati! All’apice della carriera, Freddie Mercury si esibisce senza microfono, per contestare l’utilizzo del playback – imposto – dalla RAI dell’epoca. E poi, rimanendo in tema di playback, cosa vogliamo dire di Elettra Lamborghini? Lamborghini, ebbene sì, “quelli” dell’auto. Viene presentata come timida e agitata dietro alle quinte nell’attesa di salire sul palco dell’Ariston, ma, nella sua biografia, nonostante la giovane età – soli 25 anni – si legge avere già esperienza sotto i riflettori: playback, reality, playboy e “sculettamento” dal ritmo latino. Ma, mi domando, cosa pensa la commissione selezionatrice al momento di decidere chi deve andare a gareggiare sul palco dell’Ariston? Chi si ricorda della voce paradisiaca di Giuni Russo? Scartata nel ’97: “provino stonato”. Giuni Russo stonata? Il suo acuto – intonato, anzi, intonatissimo – arrivava fino al cielo! Ma dico, io? Tutti, dai piccoli ai più grandi amavano la sua voce e il suo stile. Nello stesso anno fu rifiutato anche Tiziano Ferro. Forse è stata ed è una fortuna per questi artisti. E Simone Cristicchi commenta “Quel no al Festival mi ha fatto diventare un cantautore!”.
Sto per addormentarmi in sala stampa. Per fortuna, ad animare un po’, ci sono i problemi di diretta. Il sangue ha ripreso a circolare, il cuore a battere e le palpebre ad alzarsi con il duetto Ranieri-Ferro. Qui siamo su un altro pianeta! I due mettono d’accordo intere generazioni. Questa è musica per le mie – e non solo mie – orecchie.
Questo è anche il festival dei figli di papà: oltre alla Lamborghini, abbiamo un Gassmann e uno Jannacci. Le nuove proposte, in ogni caso sono di una noia mortale. Un momento di silenzio totale ed emozionante si ha con Paolo Palumbo, affetto da SLA, accompagnato da Christian Pintus per la selezione Sanremo Giovani. In sala stampa non vola una mosca. L’attenzione al massimo è rivolta a lui. Tutti si rimane con il fiato sospeso. A chi è affetto da questa malattia non rimane che “vivere” attraverso l’arte. Come Paolo Palumbo ci sono anche Gli Scarrozzati, il gruppo teatrale di Inzago (MI) formato da persone con disabilità in carrozzina. Dei veri e propri talenti! Concludendo, saltando di pane in frasca, a Sanremo il cliché della bella donna che scende dalle scale è duro a morire. Come scrive La Stampa “Dici ragazze per me. Oltre le gambe c’è di più ma all’Ariston interessa poco”. Già – aggiungo – e purtroppo. Il conduttore, infatti, “ha marcato il concetto elogiando più la bellezza che il valore”. E, poi, ci mancavano le influencer! No, mi rifiuto. Spengo tutto e me ne vado. Ma prima, tanto di inchino a Marco Masini, Irene Grandi, Le vibrazioni, Pelù, Zarrillo, indipendentemente dai gusti musicali, lì l’arte abbonda a piene mani.
Sanremo 2020 Foto di Susanna Sforza