L’8 marzo 2024 i cittadini irlandesi saranno chiamati a votare in due referendum per modificare la Costituzione e renderla più inclusiva rimuovendo i passaggi e i riferimenti sessisti nei confronti delle donne, incluso quello per cui farebbero bene a “rimanere in casa” a prendersi cura della famiglia. Sono previsti due voti separati per decidere se apportare le modifiche proposte all’attuale testo dell’articolo 41 della Costituzione.
Il primo Referendum riguarda il concetto di Famiglia nella Costituzione. Attualmente si legge: “Lo Stato riconosce che, passando la sua vita in casa, la donna dà alla comunità un sostegno senza il quale il bene comune non potrebbe mai essere raggiunto”. E inoltre: “Lo Stato farà sì che le madri, in caso di necessità economiche, non debbano essere obbligate a lavorare, per occuparsi invece dei loro impegni casalinghi”. Il nuovo testo, invece, avrebbe rimpiazzato il vecchio così: “Lo Stato riconosce l’attenzione e l’accudimento, da parte di membri di una famiglia, di altri dello stesso nucleo, perché si tratta di azioni senza le quali il bene comune non può essere raggiunto”.
Il secondo Referendum propone di cancellare una parte esistente della Costituzione e di inserire un nuovo testo che riconosca le cure prestate reciprocamente dai familiari. Se oggi si legge che “lo Stato irlandese promette di difendere particolarmente l’istituzione del matrimonio, sul quale si fonda la famiglia, e proteggerla da ogni attacco esterno”, la nuova proposta recita: “Lo Stato riconosce la famiglia, che sia fondata sul matrimonio o altre unioni di lunga durata, come il nucleo primario, naturale e fondamentale della società”.
I funzionari di Éamon de Valera scrissero la Costituzione del 1937, con un notevole contributo da parte dei vescovi cattolici, e fu approvata con un referendum nel giugno di quell’anno. Nel corso dei suoi 87 anni il documento si è evoluto attraverso le sentenze della Corte Suprema e 38 referendum. Molte persone ritengono da tempo che i riferimenti al ruolo delle donne nella famiglia basata sul matrimonio siano non in linea con la società irlandese di oggi.
L’articolo 41.2 afferma che le donne che lavorano in casa sono fondamentali per il buon funzionamento dello Stato e della società. Si impegna inoltre a “endeavour” nel sostenere le donne che lavorano a casa in modo che non siano obbligate a lavorare e a trascurare i doveri familiari. Se gli elettori diranno Sì al referendum, l’articolo verrebbe cancellato e verrebbe inserito il nuovo articolo 42B. La nuova aggiunta riconoscerebbe l’importante ruolo dei “carers” nella società irlandese.
Un “carer” è chiunque, compresi bambini e adulti, si prende cura di un membro della famiglia, del partner o di un amico che ha bisogno di aiuto a causa di una malattia, fragilità, disabilità, problema di salute mentale o dipendenza e non può farcela senza il suo sostegno. Le cure che danno non sono retribuite. Nella nuova disposizione, i “carers” sono considerati familiari o comunque persone legate alla famiglia. L’aggiunta proposta impegna lo Stato “to strive” di sostenere tale assistenza.
Il ministro per l’uguaglianza Roderic O’Gorman sostiene che l’attuale articolo della Costituzione irlandese svilisce le donne e non ha senso nella Irlanda moderna, dove le donne possono avere una propria carriera lavorativa, conciliando il lavoro fuori casa con i doveri familiari. I sostenitori del Sì affermano che la disposizione sosteneva una visione della società che caratterizzava le donne principalmente come madri e mogli e includeva norme come il “marriage ban”, che costringeva le donne a lasciare il lavoro nel settore pubblico nel momento in cui si sposavano. Quel divieto terminò solo quando l’Irlanda entrò nella CEE, precursore dell’Unione Europea, nel 1973. I sostenitori del No sostengono che questo cambiamento andrebbe contro le donne che non lavorano e sono a casalinghe. Sostengono anche che in termini pratici non cambierebbe davvero nulla.
La seconda modifica della Costituzione irlandese riguarda invece più specificatamente il ruolo della donna. Attualmente si legge: “Lo Stato riconosce che, passando la sua vita in casa, la donna dà alla comunità un sostegno senza il quale il bene comune non potrebbe mai essere raggiunto”. E inoltre: “Lo Stato farà sì che le madri, in caso di necessità economiche, non debbano essere obbligate a lavorare, per occuparsi invece dei loro impegni casalinghi”. Il nuovo testo, invece, avrebbe rimpiazzato il vecchio così: “Lo Stato riconosce l’attenzione e l’accudimento, da parte di membri di una famiglia, di altri dello stesso nucleo, perché si tratta di azioni senza le quali il bene comune non può essere raggiunto”.
Allo stato attuale, l’articolo 41.3.1 si allinea a uno status molto speciale alla famiglia come unità fondamentale della società con forti diritti legali. Definisce la famiglia esclusivamente basata sul matrimonio. La modifica proposta definirebbe la famiglia come “founded on marriage or other durable relationships”. Il Taoiseach Leo Varadkar ha affermato che fino a un milione di irlandesi vivono in situazioni familiari in cui non è presente l’istituzione del matrimonio. I sostenitori del sì sottolineano l’approvazione, nel 2015, del referendum costituzionale sul matrimonio egualitario tra persone dello stesso sesso. I sostenitori del Sì citano anche una recente sentenza della Corte Suprema che ha concesso una pensione per vedovi a un padre non sposato con la sua compagna ormai deceduta.
I sostenitori del No, tra cui l’ex procuratore generale e ministro della Giustizia, Michael McDowell, sostengono che questo cambiamento è una ricetta per il caos legale con implicazioni su questioni quali la successione e la legge sull’immigrazione. Alcuni critici respingono il termine “durable relationships” come qualcosa che potrebbe essere deciso da opinabili prove come ricevere cartoline o biglietti di Natale con indirizzo condiviso.
Un sondaggio Ipsos/B&A per l’Irish Times della scorsa settimana ha mostrato che sei persone su 10 sono favorevoli al cambiamento della definizione delle donne nella Costituzione, mentre oltre la metà è favorevole al cambiamento della definizione di famiglia. Ma la storia dei referendum irlandesi ci mostra che non è facile predire il risultato finale. L’affluenza alle urne è spesso molto bassa, con l’astensione di due elettori su tre. Anche in questa tornata elettorale e’ prevista una bassa percentuale di votanti. L’apatia degli elettori rende l’approvazione del referendum a rischio secondo molti attivisti.
Il governo e altri sostenitori del Sì stanno supportando una campagna informativa, ma solo l’8% delle persone la scorsa settimana ha dichiarato di essere ben informata sulla questione. La campagna informativa si è mostrata molto debole e limitata a pochi leaflets cartacei fino ad oggi. Inoltre, esiste con una grande disinformazione sui social media con notizie spesso false e ingannevoli, che potrebbero disorientare gli elettori.
Molti analisti sostengono che in caso di insuccesso l’attuale primo ministro possa dimettersi e lasciare il suo a ruolo al suo collega di partito Simon Harris. Harris ha 37 anni e diventerebbe il piu’ giovane primo ministro irlandese di sempre. Harris è entrato per la prima volta nel Dáil (la Camera bassa del parlamento irlandese) più di dodici anni fa, a 24 anni. Nel 2016 era stato nominato ministro della Salute e in questo ruolo aveva guidato anche la risposta iniziale del paese alla pandemia di Covid-19. Nel 2020 e’stato nominato ministro per l’Istruzione.