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Rapporto Italiani nel Mondo 2024

Rapporto Italiani nel Mondo
Scritto da Redazione

E’ stata presentata ieri a Roma il Rapporto Italiani nel Mondo, un rapporto annuale curato dalla sociologia Delfina Licata  per conto della Fondazione Migrantes. Dalla XIX edizione emerge che l’Italia è il Paese delle migrazioni, in cui ci sono anche gli italiani che tornano “a casa”, sebbene molti di più se ne vadano: il saldo migratorio è nuovamente e chiaramente negativo dopo il rallentamento per la pandemia (-52.334 nel 2023).

Dall’Italia si parte sempre più numerosi e con profili sempre più complessi. Dal 2006 la presenza dei connazionali all’estero è praticamente raddoppiata (+97,5%) arrivando a oltre 6,1 milioni di cittadini iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’estero (AIRE). Negli ultimi 10 anni le iscrizioni all’AIRE per la sola motivazione espatrio sono state 1.179.525. Di questi, come la narrazione prevalente testimonia, la maggior parte sono giovani tra i 18 e i 34 anni (circa 471 mila) o giovani adulti (poco più di 290 mila). Oltre 228 mila sono i minori – a significare che sempre più italiani partono con la famiglia o “mettono su famiglia” all’estero – e più di 30 mila sono over 65enni. A tali partenze, che non hanno solo una motivazione professionale, non corrispondono però altrettanti “ritorni” ma, piuttosto, una desertificazione dei territori. L’estero ha sostituito l’ascensore sociale bloccatosi negli anni Novanta. Nella sintesi del Rapporto, in dettaglio, il profilo per età, genere e titolo di studio degli italiani espatriati e rimpatriati (2022).

Mentre il racconto prevalente contrappone agli “esodi” di emigrati italiani all’estero le “in­vasioni” di immigrazione straniera in Italia, non si pone adeguatamente l’accento sulla mobilità interna. Mediamente, infatti, su circa 2 milioni di trasferimenti annuali complessivi, circa tre quarti riguardano movimenti tra Comuni italiani. In tutto ciò, dal 2014 gli abitanti delle cosiddette aree interne sono diminuiti del 5% che, in valore assoluto, significa 700 mila unità. Scuole, bar, filiali di banche, attività commerciali chiudono generando nuovi esodi. L’area interna ha sviluppato intorno a sé un movimento paradossale fatto, allo stesso tempo, di repulsione e di attrazione. Se da un lato, per alcuni, ci si è accorti della necessità di tornare a vivere una vita più a dimensione della persona, dall’altro lato il borgo continua a essere non attrattivo per i giovani, i quali finiscono per trasformare in definitivo un progetto di trasferimento transitorio in un’altra regione o “si giocano la carta” dell’estero.

Eppure anche la città inizia a rifiutare i giovani. Affitti molto alti e costo della vita proibitivo allontanano le risorse giovani e appena laureate, spingendole lontano. Nel mentre non ci si accorge di una immigrazione stabile e strutturale persino conveniente per affrontare sia i problemi demografici che quelli economici. In Italia bisogna guarire la “ferita migratoria”, considerando, cioè, la partenza non un abbandono ma una possibilità di crescita per un ritorno più utile. Così sarà possibile finalmente capire il senso vero del partire e il valore del ritorno, valorizzando, allo stesso tempo, chi ha scelto l’Italia come meta di destinazione per ricominciare una vita più dignitosa, facendo nascere figli che oggi si sentono pienamente italiani pur non essendolo di diritto.

Da una recente indagine Istat, dal titolo Bambini e ragazzi del 2023 sulle nuove generazioni sempre più digitali e multiculturali, emerge che, tra i ragazzi non italiani dagli 11 ai 19 anni ben l’85,2% si sentono italiani pur non essendo riconosciuti tali. Essere italiani significa, in prima battuta, “essere nati in Italia” (54,0% per gli italiani e 45,7% per i ragazzi di altra cittadinanza) e, al secondo posto per entrambi, “rispettare le leggi e le tradizioni italiane”. Dall’altro lato, in un mondo totalmente cambiato dove l’acquisizione della cittadinanza è diventata materia ideologica, con una legge che risale al 1992, c’è la situazione degli italodiscendenti che fanno richiesta per ius sanguinis e diventano vittime di un mercato del malaffare per la vendita di cittadinanze.

Il Rapporto Italiani nel Mondo è un un progetto culturale che nasce all’interno della Chiesa italiana ma si è aperto alla collaborazione di più strutture italiane e all’estero (Radio Dublino ha collaborato nel 2021 e nel 2022). Nel rapporto si evidenzia che  è ripartito il flusso generale, ma demograficamente complesso e a partire sono soprattutto i giovani fra i 18 e i 34 anni, il 45%, mentre il 23% è della classe di età  immediatamente successiva (35-49). Ma abbiamo anche una crescita molto sostanziale di mobilità previdenziale di anziani.

Nelle 187 destinazioni differenti nell’ultimo anno , il 71% degli spostamenti è rivolto all’Europa con una crescita sostenuta di nascite all’estero. Grazie soprattutto al continente europeo e delle acquisizioni di cittadinanza soprattutto del continente americano e dell’America Latina in particolare che porta a un fenomeno importante, quello dei nonni itineranti. Visto che aumentano le nascite all’estero di coppie giovani all’estero, i nonni italiani raggiungono i figli e nipoti in varie paesi nel mondo.

Il rapporto definisce l’Italia come il paese dalle migrazioni plurime e emerge che l’Italia non sia riuscita a dotarsi di una politica adeguata a regolamentare la migrazione nell’ambito del panorama europeo ma anche internazionale. Assistiamo allo scollamento tra tale realtà e l’azione politica, che non sa interpretare il modo in cui la mobilità umana sta già di fatto mutando profondamente il concetto di cittadinanza. L’Italia non riesce a valorizzare appieno la migrazione come risorsa, sebbene ciò possa rafforzare la sua identità e offrire benefici in termini di cittadinanza e integrazione. Il rapporto sottolinea la necessità di riformare le leggi sulla cittadinanza, ormai superate, e di adottare strumenti più efficaci per monitorare la mobilità dei cittadini italiani all’estero, come l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), ritenuta insufficiente.

Emergono due Italie: una interna, più statica, e una esterna, dinamica e cosmopolita, che andrebbero ricongiunte attraverso una politica migratoria più inclusiva. Si evidenzia anche l’importanza del ritorno degli italo-discendenti, sebbene spesso questi vedano l’Italia come un passaggio temporaneo verso altri Paesi. La necessità di una conoscenza più approfondita dei fenomeni migratori è centrale, così come la richiesta di accesso equo ai servizi per gli italiani all’estero. Infine, il rapporto evidenzia l’importanza di politiche mirate ai giovani, che rappresentano una parte significativa della migrazione italiana, caratterizzata da progetti di vita chiari e ben definiti. La migrazione non è solo una fuga, ma una scelta strategica per costruire un futuro migliore.

Sintesi RIM 2024
Le mappe del Rapporto

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