Il cambiamento di stile di vita che tutti abbiamo affrontato nell’ultimo anno comprende un incremento sostanziale degli acquisti online e con esso l’aumento dei rifiuti, maggioranza packaging, che dobbiamo gestire, privatamente e come paese. Dati alla mano Repak ci informa di un aumento del 84%. Quella che invece non è cambiata è la gestione individuale della tecnologia casalinga non più utilizzabile. Cosa fare del laptop defunto per il tanto lavoro da casa?
Personalmente ho rotto ben due cuffie, che giacciono abbandonate in attesa di essere buttate, ma non sapevo bene cosa fare delle poverette. Andranno della plastica? Probabilmente no. Quindi?
Questo genere di apparecchi rientra nella categoria chiamata EEE poi rifiuti WEEE, che comprende tutti gli apparecchi grandi e piccoli che hanno parti elettroniche o elettriche, che vanno dalle infauste cuffie e i vari dispositivi IT/telecomunicazione, ai piccoli e grandi elettrodomestici, lampadine varie, pile, batterie e giochi. Come risaputo, questi oggetti hanno parti che se non propriamente gestite inquinano grandemente suolo, acque e aria. Se è nostro interesse non mangiare e bere metalli pesanti, siamo ahimè noi il primo step perché questo non accada.
Seppur estremamente rilevante, in realtà a premere non è solo il pericolo ambientale di questi apparecchi. Cosi’ come non è “solo” il cambiamento climatico il problema da affrontare del prossimo decennio.
Tutto è collegato alla inevitabile realtà della scarsità: il pianeta ha un numero finto di risorse disponibili e/o estraibili, che sono a volte rinnovabili ma con le sue geologiche tempistiche, e’ quindi necessaria una seria revisione delle nostre tecniche di utilizzo.
La nuova tendenza vede una serie di strategie che cercano di riutilizzare, rigenerare (refurbished) riciclare tutti i prodotti cosi’ da non estrarre/coltivare materie prime per la produzione di nuovi, quella che è chiamata economia circolare.
Naturalmente vorrei contribuire a qualunque di queste strategie con le mie cuffie, e non averle abbandonate in discarica o bruciate rilasciando chissà quali gas. Quindi?
Ci sono interessati iniziative che propongono la soluzione migliore, riparare e riusare. Riguardo le apparecchiature elettroniche c’e per esempio il progetto pilota TriREUSE, attualmente fermo per via della pandemia, che vuole preparare per il riutilizzo di Laptops, Tablets and Smartphones.
Se si ha intenzione di sostituire l’apparecchio vecchio con uno nuovo, in Irlanda i rivenditori di EEE (che hanno sottoscritto e pagato la quota associativa) hanno un accordo one-for-one, like-for-like, quindi devono prendersi carico dell’apparecchio vecchio e gestirne il riciclo secondo le regole comunitarie. Quindi è utile sapere chi sono prima di acquistare.
Mentre se, come nel mio caso, abbiamo fatto un acquisto online o comprato fuori dall’Irlanda, e vogliamo solo buttare via il nostro dispositivo, la soluzione è trovare il centro di riciclo più vicino e portalo a riciclare. I centri lo prenderanno gratuitamente ma dobbiamo trovarli e portare direttamente noi il nostro apparecchio, qui la mappa che sembra essere completa.
Ecco svelato il mistero.
L’UE ha diverse direttive in proposito che obbligano gli stati, tra le altre cose, ad aiutare i consumatori nello smaltimento dei loro WEEE. Infatti, se abbiamo sperimentato in qualunque paese europeo l’acquisto di un elettrodomestico, abbiamo probabilmente visto il rivenditore offrirci la possibilità’ di ritornare per esempio il frigorifero rotto all’acquisto di quello nuovo. Forse abbiamo anche notato la possibilità’ di lasciare le pile esaurite e lampadine il diversi negozi, vedi mappa piu’ sopra per l’Irlanda.
Secondo i dati europei disponibili risalenti a qualche anno fa la nostra Irlanda sta facendo un ottimo lavoro, cosi’ i dati delle due piattaforme che gestiscono WEEE che vedono una raccolta superiore al 65% minimo fino all 85%, ma la strada è ancora lunga e noi possiamo contribuire.
Interessante sapere che riciclandoli contribuiamo alle cosi’ dette miniere urbane, collezione e riciclo dei metalli rari che compongono i nostri dispositivi. Questo progetto Europeo mostra per ogni stato quanti materiali, materie prime seconde, possiamo ottenere.