Nelle recenti elezioni irlandesi o Sinn Fein, per la prima volta nella storia, è il partito più votato (clicca qui per i risultati, collegio per collegio).
L’ex braccio politico dell’IRA, guidato dal 2018 dall’ex europarlamentare Mary Lou McDonald, ha ottenuto nel voto anticipato di domenica 9 febbraio il 24,5% dei voti complessivi, con punte di oltre il 44% in alcuni collegi della capitale Dublino, dove in precedenza la sinistra indipendentista veleggiava attorno al 20%, dietro i Socialdemocratici.
A livello nazionale, alle spalle dello Sinn Fein, ci sono i conservatori del Fianna Fail, guidati da Micheal Martin: con il 22,2% superano i popolari del Fine Gael, a capo dei quali c’è l’ex premier Leo Varadkar, leader dell’ultimo governo di minoranza, fermatisi al 20,9%.
I risultati degli altri partiti certificano il buon risultato complessivo delle forze non conservatrici, che di fatto ha governato l’Irlanda negli ultimi decenni. I Verdi diventano la quarta forza con il 7,1%, rispetto al 2,7% ottenuto nelle elezioni politiche 2016, seguiti da Laburisti (4,4%), Socialdemocratici (2,9%) e dalla sinistra radicale di Solidarity – People Before Profit (2,6%).
A livello di seggi assegnati (160 quelli totali), il sistema proporzionale preferenziale irlandese assegna il numero maggiore al Fianna Fail (38, contro i 44 delle elezioni 2016) contro i 37 (partiva da 23) dello Sinn Fein, che paga l’avere presentato la metà esatta dei candidati (solo 42) rispetto ai rivali di Fianna Fail e Fine Gael, sottostimando così lo stesso risultato elettorale del proprio partito. Il Fine Gael si ferma a 35 (aveva 50 seggi in precedenza), mentre i Verdi balzano da 2 a 12 seggi. Chiudono Laburisti e Socialdemocratici (6), Solidarity – BPP (5) e ben 21 candidati eletti da “indipendenti”.
Chiuse le urne, ora inizia la complicata danza delle alleanze per cercare di creare un governo: un tentativo che non si annuncia facile. Mary Lou McDonald, a capo del vincitore politico delle elezioni – la sinistra indipendentista dello Sinn Fein – ha chiesto per sè l’incarico. Sarebbe un fatto storico, per l’Eire, ma reso possibile da un partito capace quasi di raddoppiare i consensi rispetto al 2016, quando lo Sinn Fein si fermò al 13,8%.La crescita, in termini di voti reali, è ancora più significativa: da 295mila elettori ed elettrici, quattro anni fa, agli attuali 536mila, 50mila in più dei conservatori e 80mila in più dei popolari. Un risultato che i media irlandesi attribuiscono in particolare al vero e proprio boom tra i giovani, con lo Sinn Fein che sarebbe sopra il 50 per cento dei consensi tra gli under 24.
Lo scenario più probabile però rimane quale di una storica alleanza tra i due storici partiti che si sono alternati al governa dalla creazione della Repubblica d’Irlanda, Fine Gael e Fianna Fáil. Per creare un governo avranno però bisogno del sogno di altri partiti e deputato che potrebbero coem tra gli indipendenti e i Verdi.