Migliori Album Internazionali
1) Big Thief – U.F.O.F.
Nel corso dei loro due album precedenti, il quartetto newyorkese Big Thief ha trasformato il suo alt-rock in un dolce indie. UFOF li vede ridurre ulteriormente le cose, in una raccolta di ballate che sembra stordita dalla propria soave bellezza, Eppure in UFOF sono anche attenti a evitare che la bellezza diventi stucchevole. Di tanto in tanto, la band ritorna nei loro stili precedenti, meno rarefatti: durante il finale della traccia di apertura Contact, che fiorisce in un incubo grunge modellato da riff robusti e feedback urlanti, o nel ritornello gonfio e shoegaze di Jenni. In generale, un album per niente immediato, basato su una scrittura dagli spunti melodici esili quanto la voce di Adrianne, ma che rimarrà a lungo come punto di riferimento per l’Americana contemporanea.
2) Nick Cave & The Bad Seeds – Ghosteen
Certa musica si propone di evocare l’eternità. Frasi ripetute simili a canti, accordi rintoccanti, riverberi spaziosi: questi sono suoni meditativi, che sfidano fratture o interruzioni, ignorano il momentaneo e il banale, invocando concentrazione, assorbimento, rituale ed estasi. È il tipo di musica che Nick Cave ha scelto per “Ghosteen”, il suo diciassettesimo album in studio alla guida dei Bad Seeds. Cave è stato prolifico e camaleontico fin dai primi anni ’80, quando emerse con i Birthday Party, la band post-punk australiana le cui canzoni frastagliate introdussero il fascino di Cave per gli estremi dell’umanità: male e trascendenza, desiderio e violenza, perdizione e redenzione, creazione e annientamento. Ha fondato i Bad Seeds dopo lo scioglimento dei Birthday Party nel 1983; da allora ha scritto libri, recitato e composto colonne sonore per film e ha anche guidato una band rumorosamente collaborativa, i Grinderman. La sua musica non si è mai stabilizzata a lungo in alcun idioma. “Ghosteen” è un monolite inquietante e cupo, un set di 11 canzoni che dura più di un’ora ed è raggruppato su due CD. “Le canzoni del primo album parlano dei bambini. Le canzoni del secondo album sono i loro genitori. Ghosteen è uno spirito migrante”, ha scritto Cave.
3) Amanda Palmer – There Will Be No Intermission
Il nuovo album di Amanda Palmer, There Will Be No Intermission, non è una raccolta di canzoni generiche e ipotetiche su temi vaghi e universali. Non si sforza di non prendere posizioni allo scopo di massimizzare le vendite. There Will Be No Intermission è, nella sua essenza, un album profondamente personale. Nelle sue 10 canzoni, Palmer canta d’amore, anche se in canzoni intitolate “Machete”, ma anche argomenti più oscuri come la morte di amici intimi, come fa in “Bigger on the Inside”. L’album arriva addirittura a includere una canzone, “Voicemail for Jill”, sull’aborto, che è diventato di nuovo un argomento caldo prima dell’uscita dell’album. Il tempismo rafforza il valore della musica su argomenti controversi. Nell’album la voce di Palmer è spesso accompagnata solo da un pianoforte o da un ukulele. L’abilità di Palmer di scomporre le canzoni solo nei loro elementi più essenziali. L’arte può e deve mettere a disagio le persone, come certamente fa questo album, ma ciò non impedisce di godere di musica ben composto e interpretata.
Migliori Album Irlandesi
4) Fontaines D.C. – Dogrel
Nati da un amore condiviso per la poesia Beat, raramente cinque ex studenti di letteratura iniziano con Kerouac e finiscono con qualcosa a cui valga la pena dedicare del tempo, per non parlare di un progetto come Fontaines D.C.. Più che una semplice variazione del tema Moloch, l’ostinato il romantico trascinamento attraverso Yeats, Lorca, Rimbaud e amici ha ispirato un disco di debutto con una lettura punk straordinariamente toccante e poetica delle nobili ambizioni e della sbiadita identità nazionale dell’Irlanda. Un disco che inizia con tutta la serietà di Bobby Gillespie che si strugge per un successo e termina con una ballata territoriale (“Dublin City Sky”). Puoi quasi sentire Shane MacGowan fischiettarlo tra sé mentre prepara le uova strapazzate della domenica mattina.
5) Lankum – The Livelong Day
La musica folk non è un genere facilmente associabile al superamento dei confini, ma nel loro terzo album, i Lankum hanno trovato un nuovo terreno in cui collocare canzoni con radici tradizionali che diventano contemporanee e sperimentali. Con 8 canzoni e 57 minuti, The Livelong Day è un album che si diverte nel prendersi il suo tempo, ma se ciò significa la ricompensa di “The Pride of Petravore” in cui flauto e armonium duellano in un vorticoso ed emozionante vortice oscuro o in cui l’aspetto più immediato dell’album il brano “The Young People”, si sviluppa da un sussurro acustico a un travolgente ritornello di tutta la band che trova delicatamente l’equilibrio tra luce e buio che riflette il principio centrale di questo album sorprendente.
6) Tandem Felix – Rom-Com
Rom-Com è un album piacevole come una chiacchierata in un pub con un amico sorseggiando una Guinness. L’album di debutto di Tandem Felix è un affascinante turbinio di strumentazioni effervescenti e story-telling. Rom-Com è un ascolto straordinariamente piacevole, ma dietro le melodie sognanti si nascondono i pensieri di qualcuno turbato dalle banalità dell’esperienza umana. Le osservazioni ironiche e solitarie di “Now I’m A Drip” sono alle prese con un senso di autodefinizione in via di estinzione mentre “How Did My Life Become This” penetra nella vita monotona con fantasia e questi temi di stagnazione e compiacimento sono alla base dell’intera pubblicazione. Il fatto che queste lotte minori siano condivise attraverso un’estetica fannullona serve solo a rafforzare la sensazione prevalente di perpetuo blocco. Rom-Com non offre risposte reali alla condizione umana, ma sicuramente la fa sembrare un po’ più carina.
7) Niccolò Fabi – Tradizione e tradimento
Canzoni scritte con la penna intrisa di vita. E uno stile solo, quello di Niccolò Fabi, sempre più bravo, intenso, raffinato, coinvolgente, emozionante.
8) Vinicio Capossela – Ballate per uomini e bestie
Indiscutibile, superiore, sempre costantemente in viaggio verso un altrove che speriamo alla fine non trovi mai, Vinicio Capossela ha scritto un ennesimo album prezioso. Musica e arte, nulla di meno, nulla di più.
9) Coma Cose – Hype Aura
Il duo più “cool” dell’intera scena italiana ha pubblicato l’album d’esordio solo in questo 2019. E il risultato è un perfetto miscuglio tra pop e rap, tra elettronica e sentimento, tra canzone d’autore e hip hop.
Bonus Track
10) Leonard Cohen -Thanks For The Dance
Questo album postumo, messo insieme dal figlio del cantautore scomparso tre anni fa, con l’aiuto di numerosi musicisti, tra i quali Daniel Lanois, Jennifer Warnes, Javier Mas, Patrick Leonard e Beck, a riportato molti di noi a (ri)amare la musica di Leonard Cohen, dopo otto anni d’oblio discografico. Ancora una volta lo stupore prevale sulla ragione, la musica e la parola di Cohen abbattono di nuovo la Torre di Babele, l’universalità dell’arte si manifesta con romantico pudore, a volte sospesa a poche note che dialogano con il cantato/recitato. E’ quasi un invito a celebrare una resurrezione virtuale, per metà pagana e per metà biblica, un’ulteriore provocazione intellettuale di uno dei più grandi poeti dei nostri tempi, cantore delle umane debolezze e virtù mancate, un poeta innamorato del silenzio e del suo assordante fragore: “Ascolta il colibrì, ci implora di trovare la bellezza in Dio e nelle farfalle. Non ascoltare me”.