Come ogni anno torna la tradizionale top ten dei migliori album usciti da gennaio a dicembre di quest’anno. È stato un anno di ritorni di classici del rock come i Rolling Stones e, cosa sorprendente, i Beatles che hanno pubblicato nuovo materiale. Hanno pubblicato nuovi album anche artisti veterani come Bob Dylan, John Cale, Madness, Iggy Pop, Nick Cave, Paul Simon, Pat Metheny, Depeche Mode, Metallica, Bruce Springsteen e Peter Gabriel, quest’ultimo con il favoloso disco i/o, tra i migliori dell’anno e della sua produzione. Il 2023 ha visto anche il primo album, dopo quasi un quarto di secolo, degli Everything But the Girl e il ritorno dei Blur. È stato anche un anno al femminile in cui Lana Del Rey ha rafforzato il suo status di grande del pop contemporaneo, Taylor Swift ha mostrato la sua forza artistica ed economica e Miley Cyrus, Olivia Rodrigo e SZA hanno consolidato aprezzamento di critica e di pubblico.
Nella classifica i mostri sacri e le star contemporanee trovano poco spazio. In quest’anno, in cui molte delle piu’ interessanti produzioni vengono da Africa e Giappone, i dischi ascoltati hanno spesso a che fare con diverse declinazioni di contaminazione di generi e media. Dall’acustica al digitale, dalla musica all’arte visuale, dell’arte grafica al misticismo, dall’afro-futurismo all’avant-folk, dall’intimismo alla politica. Tra i temi domina l’introspezione e l’ansia per il mondo attuale. Dopo la pandemia ci si è svegliati in un mondo non migliore, come si era ingenuamente pensato, e questo sentimento di disagio si avverte in quasi tutti i migliori dischi dell’anno.
In Irlanda, sono usciti album grandiosi, acclamati internazionalmente e fare una selezione non è stato facile. Il folk tradizionale si è definitivamente evoluto in tante diverse forme e rappresentazioni e il ripetitivo punk-rock, che dominava fino a pochi anni fa la scena musicale irlandese, si sta ridimensionando. In Italia invece, la musica riflette un paese stanco e ripiegato su se stesso con alcune nuove interessanti produzioni di nicchia estrema e, a parte i fenomeni difficilmente replicabili come i Måneskin, di nessun o limitato respiro internazionale. Anche qua la selezione è stata difficile, ma per motivi opposti a quelli irlandesi.
Condensare un anno ricco di musica in una top 10 non è un compito facile, ma questi album offrono un’esperienza di ascolto meravigliosamente varia e gratificante. E ogni dicembre, nel fare questa classifica, è bello scoprire meravigliosi album che, imperdonabilmente, ci erano sfuggiti durante l’anno. Ognuno ha le sue preferenze su generi e stili musicali e questa classifica non ha la pretesa di essere oggettiva ed esaustiva, nemmeno considerando le tante honorable mentions a fondo pagina, mai state così numerose e generose. Buona lettura e buon ascolto. I migliori album degli anni passati li trovate qui.
Migliori Album Internazionali
1) Jaimie Branch – Fly or Die Fly or Die Fly or Die ((world war))
Il trombettista jazz di newyorkese Jaimie Branch è morto nell’estate del 2022 per un’overdose di oppioidi all’età di 39 anni, lasciando dietro di sé un’eredità che includeva due album in studio. Un anno dopo arriva un terzo LP postumo, grazie agli sforzi dei membri della famiglia e dei tre compagni di band di Branch nel suo quartetto Fly or Die per dare gli ultimi ritocchi a un album che era quasi completo al momento della sua morte. È emozionante quanto i primi due LP del gruppo, ma con un orizzonte sonoro più ampio e più ritmo, che fa aumentare il dispiacere per la scomparsa di Branch.
2) Margo Cilker – Valley of Heart’s Delight
La cantautrice dell’Oregon Margo Cilker, con influenze Americana / Roots, ha guadagnato fama e estimatori con il suo debutto nel 2021, Pohorylle. Quest’anno si è riunita con il produttore/batterista di quell’LP Sera Cahoone per pubblicare il suo secondo album, che ha raccolto ancora più elogi e critiche positive, ad eccezione della commissione dei Grammy che la ha colpevolmente ignorata. Con i suoi 11 brani, l’album è un esercizio quasi impeccabile di scrittura di canzoni. E’ come leggere i racconti di Guy de Maupassant da adolescente. Appena ne finisci uno non vedi l’ora che arrivi il successivo.
3) Sufjan Stevens – Javelin
Il decimo album in studio di Sufjan è senza dubbio segnato dalla morte del suo partner all’inizio di quest’anno (e dalla sua successiva diagnosi della sindrome di Guillain-Barré, una malattia autoimmune, che gli ha fatto imparare di nuovo a camminare proprio quando l’album stava per essere pubblicato). In questo contesto, Sufjan come ha spesso fatto nei dischi passati, cerca nella fede e nella spiritualità conforto qui celebrate con il suo folk-pop orchestrale e arrangiamenti corali. Queste sono canzoni di una bellezza devastante che parlano di dolore, perdita e del mistero duraturo dell’amore che va oltre la fisicità. Javelin si unisce a The Greater Wings di Julie Byrne e Ghosteen di Nick Cave and the Bad Seeds nelle fila di album minimalisti ma multistrato, realizzati magistralmente, che sono inconfondibilmente radicati nella perdita e nel dolore, ma che alla fine trascendono le loro origini dolorosamente personali sbocciando in affermazione della vita, bellezza e risonanza universali.
Migliori Album Irlandesi
4) Lankum – False Lankum
La band progressive folk irlandese Lankum è tornata con un sorprendente seguito al loro pluripremiato album del 2019 The Livelong Day. In questo album i Lakun rimangono una band indipendente, nonostante stiano raggiungendo il mainstream. Si citano gli Swans, ma anche Current 93 e dintorni: i suoni sono acustici, ma ora un bordone, ora una concertina filtrata, ambientato il tutto in un’Irlanda post-apocalittica. Il quartetto di Dublino, già noto per la sua abilità nel mescolare alternative folk tradizionale e musica popolare ad elementi drone e suggestioni gotiche, compie un ulteriore importante passo in avanti nel proprio instancabile processo di sperimentazione. Registrato di giorno all’Hellfire Studio di Dublino, mentre la band trascorreva le notti dormendo in una Martello tower sulla baia, ascoltando il disco si ha la sensazione elettrizzante che la vena creativa con il successo non si sia atrofizzata, ma che ci sia molto altro di buono in arrivo.
5) CMAT – Crazymad, for Me
La musicista dublinese conosciuta anche come Ciara Thompson, dopo l’acclamato primo album, è tornata con un disco un po’ più saggio, un po’ più triste, ma non per questo meno impressionante del suo predecessore. Descritto sia come un “album astratto di rottura” in lavorazione da 10 anni, sia come un “concept record che coinvolge viaggi nel tempo”, Crazymad, for Me vede la Thompson mettere a nudo il suo cuore ma senza perdere il senso dell’umorismo sardonico che la distingue dai suoi coetanei in un album pop, incentrata su melodie, angoscie e ironia. In questo album c’è meno enfasi sul suono country che ha colorato gran parte del suo debutto, ma arrangiamenti d’archi. Chi ha avuto la fortuna di ascoltare la Thomson in uno dei 4 live sold out all’ Olympia Theatre di Dublino non avrà dubbi sul suo talento e versatilità.
6) Lisa O’Neill – All of This Is Chance
Sono passati più di quattro anni dal precedente album di Lisa O’Neill, ma lei non ha permesso come si dice da queste parti al “grass to grow under her feet”, come dimostra questo ultimo album. Elaborate in silenzio durante la pandemia le canzoni qui fondono le classiche armonie elementari della O’Neill con arrangiamenti più strutturati e con la sempre irrazionalmente piacevole voce così riconoscibile e stridula della cantautrice della contea di Cavan. L’album della O’Neill è di volta in volta crudo e selvaggio, caldo e melodico, addolorato ed esuberante, guidato sempre da qualcosa di drammatico insito nelle canzoni.
Migliori Album Italiani
7) Vinicio Capossela – Tredici canzoni urgenti
Vinicio Capossela affronta con pragmatico pessimismo il terribile momento storico in cui stiamo vivendo in un album che è specchio di un’esistenza in caduta libera. In Tredici Canzoni Urgenti c’è il dramma di una guerra che si manifesta in tv con regolare documentazione che è l’apice dell’annullamento di qualsiasi speranza per il futuro. È un disco musicalmente polimorfo, che alterna diverse forme, dalla folìa cinquecentesca al reggae and dub anni ‘90. Ci sono ballate, waltz, jive e anche un cha cha cha. E ci sono molti musicisti e molti strumenti musicali. Ci sono anche i riferimenti letterari e poetici da cui il poliedrico musicista è solito attingere, ma in queste canzoni c’è anche un’istanza di racconto e di riflessione più esplicitamente politica. Un album di denuncia con parole precise, profonde e senza bisogno di filtri.
8) Daniela Pes – Spira
Sarda, poco più di trent’anni, formazione classica da multistrumentista, arriva al suo primo disco con le idee molto chiare – aiutate peraltro dalla produzione del conterraneo Iosonouncane che ha plasmato un sound non così distante dal suo Ira del 2021. Senso della canzone a braccetto con arrangiamenti sperimentali, atmosfere che stravolgono il folk atavico con inserti digitali iper-moderni, una collisione affascinante di strumenti acustici ed elettronici. Prima di realizzare questo disco Daniela Pes ha lavorato sulle poesie di un sacerdote del Settecento vissuto a Tempio Pausania, in Sardegna, da lì ha immaginato un suo linguaggio con cui cantare le sue canzoni, attraverso la sua voce incredibilmente intensa. Le canzoni sono cantate nel disco in una lingua inventata che di tanto in tanto presenta delle tracce di italiano e di corso-gallurese.
9) Lucio Corsi – La gente che sogna
Il terzo album di Lucio Corsi lo conferma come personaggio del tutto peculiare tra i cantautori italiani, In questo disco è facile trovare echi evidenti di David Bowie o ai T. Rex di Marc Bolan, ma c’è anche una notevole dose di personalità, per cui il sound rock di quell’epoca è mediato da una sensibilità melodica molto italiana, che rende le canzoni uniche nel loro genere; volendo azzardare un paragone impossibile, sembrano quasi un incrocio tra Ivan Graziani e il primo Momus. In definitiva, quello che si sente in La gente che sogna è un talento compositivo non usuale. C’è un po’ di tutto: la melodia italiana e il rock d’oltremanica, Eugenio Finardi e il suo “Extraterrestre” e il cinema di Fellini, il cantautorato italiano classico e pure la Motown.
Bonus Track
10) Dave Okumu – I Came from Love
Probabilmente il disco dell’anno. Un affresco collettivo sulla blackness di ieri e oggi. 14 canzoni che compongono 4 capitoli accompagnati da altrettanti mini-film diretti da Nicolas Premier: un progetto ambizioso e perfettamente riuscito. Dave Okumu è un prolifico cantautore, produttore, performer e direttore musicale. Con la sua voce sottile e le sue doti chitarristiche plasma I Came from Love, il primo disco di Okumu con materiale completamente originale. Melodie confuse di canti marinareschi e spiritual segnano l’apertura di 7 Generations, che si propone di illustrare la traversata di una nave di schiavi. Blood Ah Go Run, ispirato all’incendio di New Cross, un incendio scoppiato durante una festa in una casa a sud-est di Londra nel 1981 che uccise 13 giovani neri di età compresa tra i 14 e i 22 anni. Nel disco anche canti di protesta, notizie di cronaca e preghiere. Un album ricco di ospiti, molteplice, moderno, spiazzante e profondo.
Honorable mention:
International
- Alabaster Deplume – Come with Fierce Grace
- Amaarae – Fountain Baby
- Anohni & the Johnsons – Back Was a Bridge for You to Cross
- Arooj Aftab, Vijay Iyer, Shazad Ismaily – Love In Exile
- Aselefech Ashine & Getenesh Kebret – Beauties
- Baaba Maal – Being
- Bar Italia – Tracy Denim
- Being Dead- When Horses Would Run
- Blue Lake – Sun Arcs
- Bombino – Sahel
- Boygenius – The Record
- Brigid Mae Power – Dream From The Deep Well
- Cécile McLorin Salvant – Mélusine
- Charlene Darling – La porte
- Creation Rebel – Hostile Environment
- Daniel Villareal – Lados B
- Darcy James Argue’s Secret Society – Dynamic Maximum Tension
- Dot Allison – Consciousology
- Dream Sitch – Long Rattle
- Faizal Mostrixx – Mutations
- Fatoumata Diawra – London Ko
- Fever Ray – Radical Romantics
- Foo Fighters – But Here We Are
- Gabriels – Angels & Queens
- Hauschka – Philantropy
- Irreversible Entanglements – Protect Your Light
- Janelle Monáe – The Age of Pleasure
- Jantra – Synthesized Sudan: Astro-Nubian Electronic Jaglara Dance Sounds from the Fashaga Underground
- Jason Moran – From the Dancehall to the Battlefield
- Jessie Ware – That! Feels Good!
- Jonathan Wilson – Eat The Worm
- Julie Byrne – The Greater Wings
- Kahil El’Zabar’s Ethnic Heritage Ensemble – Spirit Gatherer: Tribute to Don Cherry
- Kelela – Raven
- Laura Veirs – Phone Orphans
- Leo Takami – Next Door
- Lonnie Holley – Oh Me Oh My
- Lucas Santtana – O Paraíso
- Marja Ahti – Tender Membranes
- Mary Lattimore – Goodbye, Hotel Arkada
- Matana Roberts – Coin Coin Chapter Five: In the garden
- Maya Ongaku – Approach to Anima
- Meg Baird – Furling
- Megan Moroney – Lucky
- Meshell Ndegeocello – The Omnichord Real Book
- Mike Reed, The Separatist Party
- Mitski – The Land Is Inhospitable and So Are We
- Natural Information Society – Since Time Is Gravity
- Nude Party – Rides On
- 파란노을 (Parannoul) – After the Magic
- Penguin Cafe – Rain Before Seven…
- Peter One – Come Back To Me
- PJ Harvey – I Inside the Old Year Dying
- Raye – My 21st Century Blues
- Ron Sexsmith – The Vivian Line
- Ryuichi Sakamoto – 12
- Santra – Synthesised Sudan
- Sigur Ros – Atta
- Sparks – The Girl is Crying in Her Latte
- The Blind Boys Of Alabama – Heaven Help Us All
- The Clientele – I’m Not There Anymore
- The National – First Two Pages of Frankenstein
- Tinariwen – Amatssou
- Tyshawn Sorey Trio – Continuing
- Victoria Monét – Jaguar II
- Wednesday – Rat Saw God
- Wilco – Cousin
- Yaeji – With a Hammer
- Yussef Dayes – Black Classical Music
- Yves Tumor – Praise a Lord Who Chews But Which Does Not Consume
Irish
- Boa Morte – The Total Space
- David Long & Shane O’Neill – And You Can’t Dream That
- Glen Hansard – All That Was East Is West Of Me Now
- John Francis Flynn – Look Over The Wall, See The Sky
- I Have A Tribe – Changing of the Guard
- M(h)aol – Attachment Styles
- Rachael Lavelle – Big Dreams
- The Mary Wallopers – Irish Rock N Roll
- The Murder Capitol – Gigi’s Recovery
- The Scratch – Mind Yourself
Italian
- Alos – Embrace the Darkness
- Emidio Clementi / Corrado Nuccini – Motel Chronicles
- Måneskin – Rush!
- Maria Pia De Vito – This Woman’s Work
- Marta Del Grandi – Selva
- Massimo Silverio – Hrudja
- Melanie De Biasio – Il Viaggio
- Modena City Ramblers – Altomare
- Nada – La paura va via da sé se i pensieri brillano
- Paolo Angeli – NíJar