C’è questa cosa curiosa, quasi buffa se vogliamo, che accade nel mondo musicale odierno, e cioè che viviamo immersi nella più abbondante e immediata disponibilità di suoni, ritmi, voci e beat che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto. Mai prima d’ora c’è stata la possibilità di accedere a quasi tutto ciò che è mai stato registrato, letteralmente con un clic o uno swipe. Eppure, e questa è la parte buffa, o meglio tragica se ci riflettiamo, chi ascolta musica si è ridotto a due tribù principali: i nostalgici incalliti, che si rifugiano nei comfort sonori di vecchie glorie già consacrate (Beatles, Smiths, 883, Battiato, o anche solo l’album uscito quando erano giovani); e i giovani iperconnessi, che si accontentano di un loop infinito di hit pop-rap latineggianti e pseudo post-punk sciroppate, quasi tutte terribilmente simili a pubblicità di chewing gum.
Non è un mistero: non mi piace la trap e, per estensione, non sopporto gran parte del hip hop moderno. La scena trap italiana, in particolare, è diventata una caricatura di sé stessa, un concentrato di banalizzazione culturale e di pessimo gusto che trovo imbarazzante. Se devo scegliere, mille volte meglio il post-punk irlandese: un genere che, pur nei suoi limiti, riesce ancora a esprimere qualcosa di autentico e significativo. Certo, non tutto è oro nemmeno lì con tanti cloni artefatti dei Fontaines D.C. , ma almeno c’è un’onestà artistica e un’urgenza espressiva che manca del tutto nelle produzioni trap. Parliamoci chiaro: trovare buona musica italiana è sempre più difficile. Quello che domina le classifiche è spesso di una mediocrità sconcertante, uno specchio fedele di un paese in decadenza culturale, artistica e musicale. Certo, qualche eccezione c’è, ma sono sempre più rare, di nicchia e difficili da scovare. La maggior parte delle produzioni sembra fatta con il solo scopo di inseguire trend di breve durata, senza una visione, senza un’urgenza, senza un’anima.
Questa classifica si rivolge a una categoria, in via di estinzione: chi cerca musica nuova e buona per davvero, chi vuole il brivido di scoprire un album sconosciuto o una traccia che non compare nelle prime dieci playlist “calde” di Spotify. Per loro — per noi, se ti ci riconosci — ho compilato questa lista. Non troverai solo gli album anglo-americani che dominano le classifiche mondiali (che già conosci se hai acceso una radio commerciale negli ultimi sei mesi), ma una selezione curata con l’intenzione di fare da filtro, da guida, perché sì, di musica buona ce n’è tanta nel mondo, ma è anche sepolta sotto tonnellate di mediocrità massificata. La mia attenzione si è focalizzata principalmente sulla world music, un genere che, grazie alla sua ricchezza e varietà, continua a offrire ispirazione e creatività, ma c’e’ anche pop, folk, jazz e rock. E ora, senza ulteriori indugi, ecco i 10 Migliori Dischi del 2024 (mondiali, irlandesi, italiani):
1. Mdou Moctar – Funeral for Justice (Mondo)
Per oltre un decennio, il chitarrista, cantante e compositore tuareg Mdou Moctar, leader dell’omonima band, si è affermato come un innovatore radicale della chitarra e un coraggioso portavoce del suo travagliato Niger. Funeral for Justice è il loro album più incisivo, ricco di dichiarazioni contro il colonialismo e la corruzione. In brani come “Oh France,” Moctar denuncia con forza l’eredità coloniale francese: “Le azioni della Francia sono spesso velate di crudeltà / Stiamo meglio senza la sua turbolenta relazione,” combinando un suono ampio con un’urgenza drammatica.
2. Landless – Lúireach (Irlanda)
Il gruppo vocale Landless è attivo da oltre un decennio nella scena musicale tradizionale di Dublino. Dopo il debutto del 2018 con Bleaching Bones, un album a cappella registrato in chiese e spazi acusticamente suggestivi, il quartetto torna con Lúireach, prodotto nuovamente da John “Spud” Murphy. Questo secondo lavoro introduce strumenti come organo a pompa, shruti box, violino, banjo, clavichord, campane tibetane e trombone, che arricchiscono le armonie vocali centrali del gruppo. L’armonia vocale è il cuore pulsante di Lúireach. Il titolo, che richiama un termine irlandese per “mantello protettivo” o “inno”, introduce una raccolta di 10 brani sublimi, molti dei quali celebrano donne audaci. Le voci di Méabh Meir, Lily Power, Ruth Clinton e Sinéad Lynch si intrecciano in armonie che spaziano da toni eterei a droni profondi, evocando emozioni intense.
3. Valeria Sturba – Le cose strane (Italia)
Valeria Sturba è un’artista poliedrica e visionaria, capace di trasformare la sperimentazione musicale in narrazione emozionante. Nel suo primo album solista, Le cose strane, unisce minimalismo, improvvisazione e cantautorato, confezionando brani che spaziano tra paure infantili, esperienze traumatiche e amore, con testi cesellati e una voce angelica. Ha scritto, arrangiato e suonato tutto nel suo studio casalingo, sperimentando con strumenti classici e non convenzionali. Il disco è ispirato da influenze eclettiche: da Battiato a Bowie, fino a Nino Rota e Dostoevskij. L’album è completato da illustrazioni realizzate dalla stessa Sturba, rendendo il progetto un’opera personale e potente, ricca di fantasia e consapevolezza.
4. Mustafa – Dünya (Mondo)
Mustafa intreccia con maestria tradizione e modernità, dando vita a un debutto intimo e profondo. Radicato nella musica tradizionale turca e rinnovato da una produzione contemporanea, l’album affronta temi di identità, sradicamento, amore e resilienza, profondamente legati alla sua esperienza personale di cantante canadese di origine sudanese. Brani come “Gaza Is Calling” raccontano storie amare di perdita e distacco, come il ricordo di un’amicizia d’infanzia spezzata dall’occupazione di Gaza, dove i tentativi di riconnettersi vengono accolti dal silenzio, accentuando la distanza. Il titolo, “Dünya” (che in arabo significa “il mondo nelle sue imperfezioni”), riflette l’intensità emotiva dei testi. Ogni traccia è un mosaico di storie personali e riflessioni universali, unendo l’antico e il moderno per creare qualcosa di originale e incisivo. Più che un semplice album, “Dünya” è un’esplorazione profonda dell’identità, della resilienza e dell’essere.
5. Mohammad Syfkhan – I Am Kurdish – (Irlanda)
Il debutto dell’artista siriano-curdo Mohammad Syfkhan, I Am Kurdish, pubblicato dall’etichetta irlandese Nyahh, è un album energico e luminoso che mescola bouzouki, canto e influenze musicali del Medio Oriente e del Nord Africa. Syfkhan, infermiere chirurgico, è fuggito dalla Siria nel 2011 dopo lo scoppio della guerra e la perdita del figlio ucciso dall’ISIS. Arrivato in Irlanda nel 2017, è stato inizialmente accolto nel Mosney Direct Provision Centre prima di trasferirsi a Carrick-on-Shannon. Qui ha incontrato Willie Stewart di Nyahh, dando vita alla registrazione di questo album vibrante e coinvolgente.
6. Enrico Rava – Fearless Five (Italia)
Enrico Rava, leggenda del jazz italiano e internazionale, dimostra che l’età non frena creatività e innovazione. A 85 anni, guida i Fearless Five, un quintetto che unisce la sua esperienza a giovani talenti, come il trombonista ventisettenne del gruppo. Il risultato è un jazz visionario e psichedelico, intriso di lirismo ed energia, dove libertà e rispetto si fondono in una “perfetta democrazia musicale”. Con una carriera iniziata negli anni ’60 e arricchita da esperienze negli Stati Uniti accanto a icone come Carla Bley e Pat Metheny, Rava si conferma un pioniere, capace di reinventarsi e ispirare nuove generazioni, mantenendo intatta la sua indipendenza artistica e la capacità di emozionare.
7. Ekuka Morris Sirikiti – e-kwaro alango-ekuka (Mondo)
Un omaggio alla forza della musica folk nel preservare e condividere il patrimonio culturale. Radicato nelle tradizioni Acholi dell’Uganda, l’album intreccia storie orali ricche e narrazioni che affrontano temi sociali o personali. Registrato dal vivo, il suono del lukeme di Sirikiti è affascinante, con tracce che vibrano di ritmi percussivi e vocalità coinvolgenti, riflettendo l’energia comunitaria delle tradizioni condivise. La capacità di Sirikiti di mantenere l’essenza della musica tradizionale ugandese, adattandola al contesto contemporaneo, rende questo album una gemma preziosa.
8. Deathbed Convert – Inverse Field Vol.1 Inishowen (Irlanda)
Connor Dougan, alias Deathbed Convert, trae ispirazione dai paesaggi selvaggi del Donegal per Inverse Field Vol.1 – Inishowen. Ribaltando l’uso tradizionale delle registrazioni ambientali, Dougan ha improvvisato la musica attraverso un altoparlante portatile, registrando il risultato insieme ai suoni della costa di Inishowen, come onde, cani e un musicista di passaggio. Il progetto si ispira alle tecniche di registrazione all’aperto di One World di John Martyn e a un video di Pharaoh Sanders che suona in un tunnel abbandonato a San Francisco. Dougan crea un’opera di minimalismo ambient dub che evoca un’esperienza immersiva, quasi tangibile, dove sembra di sentire il sapore del sale marino.
9. Addict Ameba – Caosmosi (Italia)
Gli Addict Ameba, collettivo musicale nato a Milano, incarnano la multiculturalità come atto politico, mescolando afrobeat, ethio-jazz, latin rock e poliritmi jazz per ricostruire le connessioni umane in un mondo sempre più frammentato. Con il nuovo album Caosmosi, ispirato al saggio di Félix Guattari, il gruppo di undici musicisti esplora nuove sonorità in sette tracce intense e variegate tra ritmi tribali, groove mediterranei e influenze tropicali. Brani come “Love Lava” e “Copelandia” fondono elementi caraibici e tex-mex, mentre “Ya Bled” affronta il tema dell’esilio con profondità emotiva. Caosmosi è un viaggio musicale ricco di contaminazioni, che unisce tradizioni mediterranee, africane e latine in un mix ballabile e riflessivo, portando nuova linfa a un genere in continua evoluzione.
10. Claire Rousay – Sentiment (Mondo)
Il male non è l’auto-tune, ma come lo si usa. Claire Rousay ha sviluppato negli ultimi anni uno stile audace di collage elettronico, definito da lei stessa “emo ambient”. Sentiment è il suo album più vicino al pop, un diario notturno costruito con texture di synth, melodie distorte, voci robotiche Auto-Tune e chitarre rock che emergono e scompaiono nel mix. Il tema principale di Sentiment è la solitudine, evocata attraverso spazi musicali ampi, vocalità alienanti e una chitarra volutamente impacciata. L’album scorre come una versione di Another Green World di Brian Eno filtrata dall’orecchio di un grande fan di Pedro the Lion.
Special Mentions
WORLD
- Adrianne Lenker – Bright Future
- Alexander Hawkins & Sofja Jernberg – Musho
- Amaro Freitas – Y’Y
- Arooj Aftab – Night Reign
- Avalanche Kaito – Talitakum
- Aziza Brahim – Mawja
- Bright Future – Adrianne Lenker
- Charles Lloyd – The Sky Will Still Be There Tomorrow
- Charli xcx – BRAT
- Chromakopia – Tyler, the Creator
- Dawn Landes – The Liberated Women’s Songbook
- Ethnic Heritage Ensemble – Open Me, a Higher Consciousness of Sound and Spirit
- Etran de L’Aïr – 100% Sahara Guitar
- Ezra Collective – Dance, No One’s Watching
- Gerald Cleaver – The Process
- Godspeed You! Black Emperor -No Title As Of 13 February 2024 28,340 Dead
- Gruff Rhys – Sadness Sets Me Free
- Haley Heynderickx – Seed of a Seed
- Hannah Frances – Keeper of the Shepherd
- Heis – Rema
- Helado Negro – Phasor
- Jessica Pratt – Here in the Pitch
- Jihye Lee Orchestra – Infinite Connections
- John Cale – Poptical Illusion
- Kali Malone – All Life Long
- Khruangbin – A la Sala
- Laurie Anderson – Amelia
- Mabe Fratti – Sentir Que No Sabes
- Malcolm Jiyane Tree-O – True Story
- Meridian Brothers – Mi Latinoamérica Sufre
- Meshell Ndegeocello – No More Water: The Gospel of James Baldwin
- Miguel Zenón – Golden City
- Modney – Ascending Primes
- Nala Sinephro – Endlessness
- Nduduzo Makhathini – uNomkhubulwane
- Nick Cave & the Bad Seeds – Wild God
- Peggy Lee & Cole Schmidt – Forever Stories of: Moving Parties
- Peter Evans – Extra
- Phosphorescent – Revelator
- Rising Appalachia – Folk & Anchor
- Shabaka – Perceive Its Beauty, Acknowledge Its Grace
- St. Vincent – All Born Screaming
- Tems – Born In The Wild
- The Cure – Songs of a Lost World
- The Great American Bar Scene – Zach Bryan
- The Smile – Wall Of Eyes
- The Sorcerers – I Too Am a Stranger
- Yasmin Williams – Acadia
IRELAND
- A Lazarus Soul – No Flowers Grow in Cement Gardens
- And So I Watch You From Afar – Megafauna
- Big Boy Foolish – Penumbra
- Bricknasty – XONGZ አስቀያሚ ጡብ.
- Christy Moore – A Terrible Beauty
- David Murphy – Bridget Cruise
- Fontaines D.C. – Romance
- Fran & Flora – Precious Collection
- John Hegarty – Daydreaming
- Lemoncello – Lemoncello
- Mali Obomsawin and Jake Blount – Symbiont
- Melts – Waves of Wonder
- Merope – Vėjula
- New Jackson – Oops Pop!
- Niamh Bury – Yellow Roses
- Oh Boland – Western Leisure
- Ohad Talmor – Back To The Land
- Oisín Leech – Cold Sea
- Orla Gartland – Everybody Needs A Hero
- Róis – Mo Léan
- Sack – I Fell Through the Crack
- Shiv – The Defiance of a Sadgirl
- Sprints – Letter to Self
- The High Llamas – Sisters Friends
- Villagers – That Golden Time
Italia
- Alessandro “Asso”Stefana – S/T
- Delicatoni – Delicatronic
- Eleonora Bordonaro – Roda
- Elio Martusciello – Akousma-Mother, Umbilical Cord
- Evita Polidoro – Nerovivo
- Fitness Forever – Amore e salute
- Francesca Bono – Crumpled Canvas, We Were Never Being Boring
- Gaspare Di Lieto – A Journey Into Poetry
- Guinevere – To All the Lost Souls
- Justin Adams e Mauro Durante – Sweet Release
- Lamante – In memoria di
- Luca Perciballi – Sacred Habits
- Maria Mazzotta – Onde
- Paolo Fresu – Legacy
- Psicologi – DIY
- Selton – Gringo Vol. 1
- Subsonica – Realtà aumentata
- Tanz Akademie – Hullabaloo
- Tre Allegri Ragazzi Morti – Garage Pordenone