Sotto le eleganti dimore di Howth, dove i rovi litigano con gli alberi di pino di Aleppo e l’aria profuma di aglio selvatico, c’è un precipizio che porta a un luogo leggendario: Lion’s Head.
Oggi è un posto tranquillo, quasi dimenticato. Ma un tempo, questo piccolo angolo di scogliera era il regno degli audaci nuotatori dublinesi, un luogo mitico nato dall’inventiva – e dalla pazzia – di un professore universitario: James Bayley Butler.
Il professore e la dinamite
Quasi un secolo fa, questo eccentrico personaggio decise di trasformare Lion’s Head in un paradiso per nuotatori. Armato di gelignite, 100 tonnellate di cemento e una buona dose di incoscienza, Butler creò un vero parco acquatico ante-litteram, completo di trapezi, piattaforme per tuffi (la più alta a 35 piedi!), spogliatoi, e persino una caldaia per docce bollenti.
Se pensate che fosse già abbastanza strano, sappiate che Butler si ispirò agli acquedotti di Madeira per costruire canali in cemento che incanalavano l’acqua giù per la scogliera. Sì, era un visionario… o forse solo un genio con troppo tempo libero.
La discesa all’inferno (o forse al paradiso)
Oggi raggiungere Lion’s Head è una vera prova di coraggio. Bisogna scavalcare un cancello di metallo, calarsi con una corda giù per una parete di 30 piedi e pregare di non perdere l’equilibrio. Non è un caso che il luogo non compaia sulle mappe ufficiali delle aree balneabili.
Stephen Peppard, responsabile delle operazioni a Howth per il Fingal County Council, ha confermato che Lion’s Head “non è sulla nostra lista di priorità”. Tradotto: se vi fate male, sono affari vostri.
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James Bayley Butler and Alice Roman. Photo courtesy of Margery Godinho.
I giovani e la “sana” incoscienza
Nonostante tutto, Lion’s Head è stato per decenni un rito di passaggio per i ragazzi di Dublino. Brendan McEvilly, co-autore di At Swim, descrive il posto come una “scarica di adrenalina”. “Ci sono gruppetti di adolescenti con lattine e fuochi improvvisati. È il loro parco giochi segreto”, racconta.
Le storie dei tuffi più folli si sprecano: da salti da rocce soprannominate “The Razor” a scappatelle pericolose nei giorni di mare agitato. Alcuni utenti di forum locali ricordano ancora le botte prese contro il cemento o i tagli provocati da vecchie aste metalliche arrugginite.
Butler, l’India e i funghi velenosi
James Bayley Butler non era un tipo qualunque. Nato in India nel 1884, cresciuto tra giocolieri indiani e acrobati, aveva un talento naturale per le idee stravaganti. Una volta, per scoraggiare i curiosi che invadevano Lion’s Head, mise un cartello che minacciava di spargere veleno sulla proprietà. Non lo fece davvero, ma l’idea era abbastanza convincente da spaventare i vicini.
L’inevitabile declino
Dopo la morte di Butler nel 1964, il suo piccolo paradiso cominciò a crollare, letteralmente. Le frane, l’erosione e l’incuria hanno trasformato Lion’s Head in un luogo pericoloso, ma non per questo meno affascinante. Oggi, chi si avventura lì lo fa per rivivere un pizzico di quella magia selvaggia, consapevole dei rischi.
In un’epoca in cui ogni tuffo deve essere approvato dal Comune e ogni trampolino deve passare il test di sicurezza, Lion’s Head rimane un monumento a un tempo più semplice – e un po’ più folle. E chissà, forse Butler sarebbe fiero di sapere che, nonostante tutto, la sua creazione continua ad attirare gli spiriti liberi, pronti a sfidare la gravità e il buonsenso. Se vi sentite abbastanza coraggiosi (o incoscienti), ricordate: Lion’s Head non perdona. Ma, in fondo, non è questo il suo fascino?