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La vita irlandese di Marianne Faithfull

Shell Cottage Marianne Faithfull
Scritto da Maurizio Pittau

Marianne Faithfull, scomparsa all’età di 78 anni, non è stata solo una cantautrice straordinaria la cui carriera ha attraversato decenni, ma anche un’icona che ha incarnato tanto lo splendore quanto le ombre del sogno degli anni ’60. Se brani come As Tears Go By hanno definito un nuovo genere di folk pop malinconico, la sua vita è stata segnata da successi e cadute, da momenti di pura ispirazione artistica e da profonde crisi personali. Ma c’è un luogo che ha avuto un ruolo speciale nella sua storia, un luogo che le ha offerto rifugio, comprensione e una seconda possibilità: l’Irlanda.

Faithfull divenne famosa giovanissima, ma la sua carriera musicale fu presto oscurata dalla sua relazione con Mick Jagger e dalla percezione pubblica che la voleva più come musa che come artista autonoma. Questa frattura tra la sua identità musicale e le aspettative del mondo la spinse in una spirale di autodistruzione, segnata da alcol e droghe. Con i primi successi ha contribuito a creare un nuovo genere di folk pop agrodolce, le melodie malinconiche non riescono mai a coprire la risacca malinconica della sua voce. Ma i suoi successi furono presto eclissati dalla sua relazione con Mick Jagger: era una cantante di cui il mondo (e certamente Jagger) insisteva perché diventasse una musa ispiratrice. Quel conflitto tra la percezione del pubblico e gli istinti di Faithfull come artista – molto più all’avanguardia di quelli dei Rolling Stones di Jagger – si è rivelato schiacciante, e per molti anni si è rivolta all’alcol e alle droghe per sedare le tempeste che infuriavano dentro di sé. Poi, alla fine degli anni ’70, uscì dall’ombra della sua prima notorietà adiacente a Jagger e si reinventò come musicista interamente e riuscì a emanciparsi dalla narrazione che l’aveva intrappolata e a reinventarsi completamente. E fu proprio l’Irlanda a offrirle la prima scintilla di questa rinascita.

Dopo un periodo di declino, nel 1976 Faithfull tornò sotto i riflettori grazie a Dreamin’ My Dreams, un brano che in Gran Bretagna passò inosservato ma che in Irlanda trovò un’accoglienza straordinaria. Il DJ Patrick Kenny iniziò a trasmetterlo nel suo programma radiofonico e in breve tempo il singolo raggiunse il primo posto nelle classifiche irlandesi, dove rimase per sette settimane. “Gli irlandesi adorano il valzer”, scrisse Faithfull nella sua autobiografia del 1994. “È stato un colpo di fortuna… non so se sia colpa della chiesa in Irlanda o del bere, ma queste persone sanno come perdonare.”

Ma l’Irlanda non fu solo il luogo del suo ritorno musicale: divenne un rifugio personale. Per molti anni visse tra la contea di Waterford e il suggestivo Shell Cottage nella tenuta di Carton, vicino Maynooth, nella contea di Kildare. Quando negli anni ’80 la salute della madre peggiorò, Faithfull scelse l’Irlanda come base stabile. “Voleva che fossi più vicina a lei. Non volevo tornare nel Regno Unito. Era Parigi o l’Irlanda, e in Irlanda i miei amici mi hanno sostenuto durante un periodo molto fragile della mia vita.” Durante quel periodo  collaborò con artisti del calibro di The Chieftains e del suo vicino di casa Ronnie Wood. Ha anche contribuito con una splendida versione di “Madame George” ad un album tributo a Van Morrison ed è apparsa come Pirate Jenny in una produzione del Gate Theatre dell’Opera da tre soldi.

Tra questi amici c’era Paddy Rossmore, aristocratico anglo-irlandese ed ex compagno di Faithfull, che fu così colpito dalla sua lotta contro la dipendenza da fondare uno dei primi centri di riabilitazione del paese, a Coolmine. L’Irlanda le offrì non solo amicizie, ma anche un senso di appartenenza che le mancava altrove.

Marianne Faithfull negli anni ’90 visse in diversi luoghi in Irlanda, ma particolarmente significativi furono i 7 anni nel famoso Shell Cottage, una pittoresca struttura vittoriana situata nella tenuta di Carton House nella Contea di Kildare. Questo periodo in Irlanda rappresentò per lei un momento di riflessione e creatività, durante il quale scrisse la sua autobiografia “Faithfull” e dove accolse ospiti come la Principessa Grace di Monaco, la Regina Vittoria e Peter Sellers.

Lo Shell Cottage fu costruito nel 1750 per Emily Fitzgerald. Era una pronipote di Carlo II che sposò James Fitzgerald nel 1747 di Carton House. Quando gli amici di Emily viaggiavano all’estero, lei chiedeva loro di riportare tutti i cimeli della vita marina che potevano raccogliere, tra cui conchiglie, cristalli, ricci di mare, alghe e uova di uccelli. Quindi fissava questi oggetti sulle pareti, sulle finestre e sui mobili creando un incredibile spettacolo visivo. Il fulcro è una bellissima cupola rivestita da migliaia di conchiglie tropicali di ogni dimensione. Emily creò anche la famosa stanza cinese che fu poi utilizzata dalla regina Vittoria nella Carton House principale. Uno dei suoi 23 figli era il famoso patriota irlandese Lord Edward FitzGerald, leader della ribellione del 1798.

L’Irlanda è entrata intensamente nella sua vita in quel periodo. Nata a Londra da una famiglia di povera nobiltà, era diventata famosa per l’arresto antidroga del 1967 nella casa di Keith Richards a Redlands, nel sud dell’Inghilterra, da cui fu portata via indossando un tappeto di pelliccia – un incidente che entrò immediatamente nel folklore rock (anche se molte delle voci più selvagge sulla festa fossero inesatte). Se la campagna inglese la rese una figura di scandalo, fu però in Irlanda che ritrovò se stessa.

L’Irlanda le è sempre stata una stella polare, un luogo in cui una delle donne più incomprese della musica poteva dare un senso a tutto. Faithfull visse gioie e tragedie profonde legate a questo paese. Nel 1968, mentre tornava a Londra dall’Irlanda, perse una figlia nata morta, un dolore che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. Eppure, nonostante tutto, l’Irlanda restò per lei un luogo di pace, un rifugio spirituale e creativo. “L’Irlanda è un santuario”, scrisse. “Non sento di dover badare a me stessa tutto il tempo. A volte mi metto in gioco e dico cose stupide, ma non mi sento così preoccupata di essere me stessa. Sono molto indulgenti.”

In un mondo che spesso la fraintese, l’Irlanda la accolse senza giudizi, restituendole quella libertà e quella dignità artistica che per troppi anni le erano state negate. Marianne Faithfull trovò in Irlanda non solo il pubblico che la riscoprì come musicista, ma anche una casa, un rifugio e un punto fermo nella sua turbolenta esistenza.

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Maurizio Pittau