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Le difficoltà dei Verdi in Italia rispetto all’Irlanda: ripartire da Alex Langer

Alexander Langer
Scritto da Maurizio Pittau

È una domanda che riecheggia, uno spettro che vaga tra le pieghe della politica italiana. Perché, mentre in altri paesi europei i Verdi volano alti nelle percentuali elettorali, in Italia rimangono ancorati a numeri quasi invisibili? In Irlanda raggiungono il 18%. E in Italia? Un misero 2,3%. In un’epoca in cui la sensibilità verso i temi ambientali cresce, soprattutto tra le imprese, come evidenziato dal rapporto Istat 2019, che segnala un giro d’affari di 36 miliardi di euro per le cosiddette “ecoindustrie”, i Verdi non riescono a intercettare questo cambiamento.

Le risposte degli analisti

Un’analisi delle ragioni potrebbe partire da una considerazione culturale e politica. Pietro Ignazi su “la Repubblica” del 29 maggio osserva che in Italia persiste un rapporto rapace con la natura, considerata ancora una matrigna. Politicamente, i Verdi hanno pagato il prezzo di pessime performance governative, eccezion fatta per Francesco Rutelli, e la concorrenza dei grillini, con una componente ambientalista nel DNA, ha tolto loro spazio.

Luigi Manconi, sempre su “la Repubblica” del 31 maggio, aggiunge un altro tassello. Parla di un “codice Kleenex” e dell’incapacità di unire idealismo e pragmatismo. La mancata riforma protestante non ha radicato nel carattere nazionale la responsabilità verso sé stessi, gli altri e il futuro. I Verdi italiani oscillano tra un radicalismo senza negoziazione e un riformismo localistico, incapace di visioni generali.

Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi, su “la Repubblica” del 1 giugno, sottolinea la difficoltà di costruire consenso in luoghi dove l’abusivismo edilizio è diffuso. La proposta ecologista, portatrice di legalità, fatica ad affermarsi. Bonelli auspica una maggiore apertura dei Verdi verso tutti i cittadini, alleandosi con scienza e innovazione, dialogando con le imprese e facendo della lotta alla povertà una priorità.

Sergio Harari, sul “Corriere della Sera” del 20 giugno, nota come l’ambientalismo in Italia non faccia notizia, non abbia mai attecchito veramente, e come i Verdi non abbiano mai avuto gran fortuna, lasciandosi sfuggire le poche occasioni di spazio politico che avevano.

Sergio Rizzo su “la Repubblica” del 21 giugno, parla di un collateralismo con la sinistra che ha impedito l’affermazione di un partito robusto. In Germania, i Verdi hanno costruito una valida alternativa persino alla sinistra. In Italia, alle tematiche ambientaliste sono sensibili i giovani, ma la loro partecipazione al voto è inferiore a quella degli anziani. Le associazioni ambientaliste, poi, procedono in ordine sparso, allergiche alla costituzione di una piattaforma comune.

I modello irlandese dei Verdi

Negli ultimi decenni, il movimento ecologista in Irlanda ha compiuto progressi significativi, crescendo da un gruppo di attivisti marginali a una forza politica rilevante. Il partito Green/Verdi irlandese ha saputo capitalizzare su un crescente interesse per le questioni ambientali, sviluppando una piattaforma che coniuga sostenibilità, giustizia sociale e pragmatismo politico. Il movimento ecologista irlandese ha le sue radici negli anni ’70, quando gruppi di cittadini iniziarono a mobilitarsi contro problemi ambientali locali, come l’inquinamento e la distruzione del paesaggio naturale. Tuttavia, è negli anni ’80 che il movimento prende forma politica con la nascita del partito Green/Verdi (Comhaontas Glas). Fondato nel 1981, il partito si ispirava ai principi ecologisti emersi in Germania e in altre parti d’Europa, puntando a introdurre la sostenibilità come tema centrale nell’agenda politica irlandese.

Negli anni ’90, il partito Green/Verdi iniziò a guadagnare visibilità, partecipando alle elezioni locali e nazionali. La crescita del partito fu lenta ma costante, favorita dalla crescente consapevolezza delle problematiche ambientali e dal successo di campagne locali su temi specifici, come la protezione delle risorse idriche e la promozione delle energie rinnovabili. Il partito attirò l’attenzione grazie alla sua capacità di connettere le questioni ambientali con i problemi sociali ed economici, proponendo soluzioni innovative e sostenibili.

Il momento di svolta per i Verdi irlandesi arrivò nel 2007, quando il partito entrò per la prima volta nel governo di coalizione, assumendo ruoli di responsabilità in vari ministeri. Questo successo rappresentò un riconoscimento della loro crescente influenza politica e della rilevanza delle loro proposte. Durante il loro mandato, i Verdi riuscirono a implementare importanti politiche ambientali, come l’introduzione di incentivi per le energie rinnovabili e misure per la protezione del paesaggio naturale.

Nonostante i successi, i Verdi irlandesi hanno dovuto affrontare diverse sfide. La partecipazione al governo non fu esente da critiche, soprattutto per le difficoltà nel mantenere un equilibrio tra ideali ecologisti e compromessi politici necessari per governare. La crisi finanziaria del 2008 mise ulteriormente alla prova la capacità del partito di conciliare crescita economica e sostenibilità, portando a una temporanea perdita di consenso.

Negli anni recenti, il partito Green/Verdi ha vissuto una nuova fase di crescita. Le elezioni europee e locali del 2019 hanno segnato un forte ritorno sulla scena politica, con il partito che ha ottenuto risultati significativi e conquistato numerosi seggi. Questo successo è stato trainato da una crescente preoccupazione per il cambiamento climatico e da una domanda di politiche più aggressive per affrontare l’emergenza ambientale.

Il modello irlandese dei Verdi si distingue per la sua capacità di combinare ideali ecologisti con un approccio pragmatico alla politica. I Verdi irlandesi hanno saputo adattarsi alle mutevoli condizioni politiche ed economiche, mantenendo un focus sulle questioni ambientali senza perdere di vista la necessità di compromessi e alleanze strategiche. Questo equilibrio ha permesso loro di crescere costantemente e di ottenere risultati concreti, diventando un esempio per i movimenti ecologisti di altri paesi.

Il partito Green/Verdi irlandese rappresenta una storia di successo nel panorama politico ecologista europeo. Dalla sua nascita come piccolo movimento di attivisti locali, è diventato una forza politica rilevante, capace di influenzare le politiche nazionali e di partecipare attivamente al governo. La loro capacità di combinare idealismo ecologista e pragmatismo politico offre lezioni preziose per altri movimenti verdi in tutto il mondo, dimostrando che è possibile promuovere un’agenda di sostenibilità e giustizia sociale anche in contesti politici complessi e in continua evoluzione.

Alexander Langer

In Italia invece i Verdi mancano di pragmatismo e visione del futuro, una carenza di un legame con la realtà e uno sguardo profetico. L’unico che possedeva questo sguardo era Alex Langer, un vero visionario, che aveva capito che la chiave non era il potere, ma un approccio più lento, profondo e dolce alla vita e alla politica.

In “Non per il potere”, Langer scriveva: “Sinora si è agito all’insegna del motto olimpico citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte)… Se non si radica una concezione alternativa… nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso”.

Lentius: Il Ritmo della Natura

Per Langer, il ritmo lento della natura è una guida per l’umanità. In un mondo sempre più dominato dalla velocità e dalla frenesia, Langer proponeva di rallentare, di ritrovare il contatto con i ritmi naturali e di valorizzare la qualità della vita piuttosto che la quantità dei beni prodotti e consumati. Questo approccio lento non è una semplice nostalgia per un passato idilliaco, ma una necessità per una vita sostenibile e armoniosa.

Profundius: L’Analisi Profonda

Langer era un intellettuale profondo, capace di andare oltre le apparenze superficiali dei problemi per analizzarne le radici. La sua filosofia politica non si limitava a denunciare le ingiustizie ambientali o sociali, ma cercava di comprendere le dinamiche profonde che le generano. Questa capacità di analisi profonda gli permetteva di proporre soluzioni innovative e coraggiose, spesso in anticipo sui tempi.

Suavius: La Dolcezza del Dialogo

La dolcezza di Langer non era solo un tratto caratteriale, ma una vera e propria strategia politica. Convinto che la violenza e l’imposizione non possano mai portare a una pace duratura, Langer promuoveva il dialogo, la mediazione e la comprensione reciproca come strumenti fondamentali per risolvere i conflitti. Questo approccio lo portò a impegnarsi attivamente per la riconciliazione nei Balcani durante le guerre degli anni ’90, dove lavorò instancabilmente per costruire ponti di dialogo tra le diverse comunità.

Un Attivismo Politico Concreto

Langer non era solo un teorico, ma un politico di azione. Cofondatore dei Verdi in Italia, fu eletto al Parlamento Europeo nel 1989, dove divenne il primo presidente del gruppo Verde. In questa veste, si batté per politiche che integrassero la sostenibilità ambientale con la giustizia sociale, lavorando su temi come l’energia rinnovabile, la protezione delle minoranze, e la promozione di un’economia equa e solidale.

La tragica morte di Alexander Langer nel 1995, avvenuta per suicidio, fu una perdita immensa per il movimento ecologista e per chiunque creda in un mondo più giusto e sostenibile. Tuttavia, la sua eredità continua a vivere attraverso le sue idee e il suo esempio di vita. Le sue opere, raccolte in libri come “Il viaggiatore leggero” e “Non per il potere”, rimangono una fonte di ispirazione per chiunque voglia impegnarsi per un futuro migliore.

In un’epoca di crisi climatica e disuguaglianze crescenti, il pensiero di Alexander Langer risuona con una chiarezza e una urgenza straordinarie. La sua visione di un mondo più lento, più profondo e più dolce è non solo una critica radicale all’ordine esistente, ma anche una proposta concreta per costruire una società più giusta e sostenibile.

A un quarto di secolo di distanza, quella che sembrava un’illusione potrebbe diventare una piattaforma programmatica per i Verdi. Questo sarebbe il miglior modo per onorare la memoria di Langer, scomparso tragicamente il 3 luglio 1995, lasciandoci un’eredità di umanità, umiltà e visione politica che ancora oggi ci manca terribilmente.

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Maurizio Pittau