La Corte di giustizia dell’Ue ha riconosciuto come indebiti i benefici fiscali di cui Apple ha goduto in Irlanda per oltre dieci anni. Adesso il Paese dovrà recuperare imposte non versate dal colosso per oltre 13 miliardi di euro. Confermata la decisione della Commissione europea del 2016 di considerare due “tax ruling” irlandesi nei confronti di Apple come aiuti di Stato illegali.
Il futuro del regime fiscale irlandese
Negli ultimi decenni, l’Irlanda è emersa come una delle destinazioni più ambite dalle multinazionali grazie al suo regime fiscale estremamente favorevole. Non è un caso che Dublino, storicamente associata all’immagine di una tranquilla e vivace cittadina, abbia vissuto una trasformazione radicale, soprattutto in alcuni quartieri della città. Una metamorfosi economica che la capitale irlandese ha attraversato, particolarmente evidente a partire dagli anni ’90, quando l’Irlanda guadagnò il soprannome di Tigre Celtica, grazie a una crescita economica trainata dalla finanza e dall’arrivo di colossi internazionali.
Tuttavia, questo quadro idilliaco potrebbe cambiare. La recente sentenza che ha coinvolto Apple, che in Irlanda ha stabilito la sua sede fiscale europea, ha scosso le acque. Insieme a Google e Meta, Apple è uno dei giganti tecnologici che ha trovato nell’Irlanda un rifugio fiscale vantaggioso. Ma cosa sta cambiando esattamente?
Il regime fiscale irlandese: come funziona?
L’Irlanda è famosa per avere una delle corporate income tax più basse d’Europa. Tra il 2000 e il 2003, l’aliquota è scesa dal 24% al 12,5%. Grazie a queste condizioni, Apple è riuscita ad accumulare un debito fiscale di soli 13 miliardi di euro nel corso di circa vent’anni.
Fino a qualche anno fa, alcune grandi aziende riuscivano addirittura a pagare meno dell’1% di tasse. Questo regime fiscale attraente si fonda su un complesso sistema triangolare:
- una società madre statunitense,
- una controllata in una giurisdizione offshore,
- una sede irlandese.
Negli ultimi anni, le pressioni internazionali hanno imposto una nuova regola: le aziende con ricavi superiori ai 750 milioni di euro devono pagare un’aliquota del 15%. Un notevole passo avanti rispetto al passato.
Il caso Apple: una sentenza che scuote Dublino
Oggi laCorte di giustizia dell’UE ha stabilito che Apple ha beneficiato di trattamenti fiscali illegittimi per oltre vent’anni, arrivando a pagare nel 2014 un’aliquota dello 0,005%. Questo è avvenuto grazie a due specifici ruling fiscali concessi dall’Irlanda alle sue due principali filiali locali: Apple Operations Europe (AOE) e Apple Sales International (ASI). La conclusione? Apple dovrà versare ben 13 miliardi di euro in tasse arretrate.
Nonostante ciò possa sembrare una vittoria per l’Irlanda, la reazione del governo non è stata di gioia. Il timore è che una tale decisione possa spaventare altre grandi aziende, spingendole a riconsiderare la loro presenza nel Paese, con potenziali ricadute sull’economia e sull’occupazione. La trasformazione economica portata dalle Big Tech ha senza dubbio arricchito il Paese, ma ora, con il caso Apple, la domanda è se l’Irlanda rischia di perdere la sua posizione di hub per le multinazionali.
Un futuro incerto
Se Apple è obbligata a pagare 13 miliardi di euro all’Irlanda, la domanda è come il governo gestirà questa cifra. Il dibattito è aperto: ripianare il debito pubblico o investire in fondi per far fronte a future emergenze? Il ministro per la Spesa Pubblica, Paschal Donohoe, ha suggerito la seconda opzione, riconoscendo che, nonostante la robustezza dell’economia irlandese, ci sono rischi legati al calo demografico e agli effetti del cambiamento climatico. Qualunque sia la decisione, la sentenza contro Apple ha sollevato un interrogativo sul futuro del regime fiscale irlandese. Se le altre multinazionali decidessero di lasciare il Paese, l’Irlanda potrebbe trovarsi a fronteggiare una nuova sfida economica.