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Lisa O’Neill al Gate Theatre: una narratrice che incanta

Lisa O’Neill
Scritto da Maurizio Pittau

Lisa O’Neill, una delle voci più potenti e originali del panorama musicale irlandese, ha appena finito la sua residence al Gate Theatre di Dublino con uno spettacolo che mescola storie, poesia e musica, tutto legato da un’energia unica e una profonda sensibilità artistica. La sua performance, parte della serie Gatecrashes, dimostra come la cantautrice sia capace di trasformare la musica in un mezzo per raccontare storie dimenticate o trascurate dalla storia ufficiale. O’Neill ricorda, per intensità narrativa e impegno sociale, figure come Fabrizio De André o Giovanna Marini, che con le loro canzoni hanno dato voce agli emarginati e raccontato storie di lotta e resistenza. Come O’Neill, questi artisti italiani hanno saputo intrecciare arte e denuncia, combinando poesia, musica e tradizione popolare.

La serata si apre con un set, forse eccessivamente lungo, di Junior Brother, cantante folk di Kerry che poi si unisce alla band. Dopo la rituale pausa teatrale irlandese per far fare soldi alla venue vendono bevante, la seconda parte dello spettacolo inizia con un’atmosfera evocativa, grazie alle registrazioni ambientali di foreste e fabbriche e alle note delle fisarmoniche di Seamas Hyland, che prepara il terreno per l’ingresso di Lisa O’Neill. La cantautrice, con la sua voce intensa e uno stile unico, racconta storie di donne dimenticate come Violet Gibson, l’irlandese che nel 1926 sparò a Mussolini con un piccolo fucile e un sasso, quest’ultimo forse portato, come dice O’Neill con ironia, “per supporto”.

Questa attenzione per le figure storiche marginalizzate è un tratto distintivo di O’Neill, che invita il pubblico a riflettere su chi decide cosa sia “follia buona” e “follia cattiva” e afferma che “non è mai troppo tardi per correggere l’eredità di qualcuno”. Un parallelismo con l’Italia emerge spontaneo: come De André cantava di figure come Bocca di Rosa o dell’anarchico Pinelli, così O’Neill recupera storie dimenticate e dà loro nuova dignità. Sul palco del Gate, O’Neill non solo canta ma recita poesie, come A Prayer to St Teresa della scrittrice irlandese Madge Herron, che parla di un padre considerato una “vergogna” dalla comunità ma visto dalla figlia come “tutto amore”.

Con canzoni come Homeless in the Thousands e The Great Hunger, O’Neill affronta temi difficili come la povertà, l’emarginazione e la fame spirituale. Si sofferma sul dramma del caro affitti e dei senzatetto di Dublino che ogni giorno trovano un pasto di fronte al GPO grazie alle associazioni di volontariato. O’Neill riesce a intrecciare una spiritualità quasi pagana nella sua musica, come emerge in Old Note, ispirata alla frase del fisarmonicista Tony MacMahon secondo cui “in Irlanda siamo governati dai vecchi sentimenti che le rocce, i fiumi e le montagne siano abitati da spiriti”. La sua connessione con il paesaggio e il folklore irlandese incrocia spesse storie sociali di immigrati, rivoluzionari, perdenti e anche attualità come la canzone scritta nel 2017 per il primo insediamento di Trump, mai finita e che è “came out of the box”. Ci sono anche canzoni e storie personali come quando parla di un suo lancio con il paracadute a Longford, del suo lavoro a Bewley’s Cafe a Grafton Street con gli incontri con dublinesi di ogni tipo o quando lasciò l’arte figurativa per dedicarsi solo alla musica. Tutte storie da cui nascono poi idee radicali e rivoluzionarie. Quando canta una breve canzone (lei le chiama “30 seconds songs”) sullo smarrimento del suo portafoglio a Londra, la O’Neill auspica, in modo naive, una società senza carte di credito e intermediari finanziari, ma solo contanti.

Tra le sue interpretazioni spicca la struggente Rock the Machine, che racconta il declino delle Docklands di Dublino, e una cover di All the Tired Horses di Bob Dylan, dove la ripetizione dei versi diventa un mantra che cresce in intensità e significato. Nel finale canta la ninna nanna Goodnight World del disco All of This Is Chance, uno dei migliori del 2023. O’Neill si dimostra un’artista capace di rendere il locale universale, parlando non solo all’Irlanda ma a tutti coloro che si riconoscono nelle sue storie di perdita, resilienza e speranza. Lisa O’Neill rappresenta una rara combinazione di talento musicale, sensibilità poetica e impegno sociale. La sua capacità di dar voce agli invisibili e di trasformare la musica in un mezzo per raccontare storie profonde la colloca accanto ai grandi nomi della musica italiana e internazionale. Come i migliori cantautori italiani di un tempo, O’Neill dimostra che la musica può essere molto più di intrattenimento: può essere uno specchio della società e un mezzo per cambiarla.

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Maurizio Pittau