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Matteo Lane e Francesco De Carlo live in Dublin

Matteo Lane e Francesco De Caro in Dublin
Scritto da Maurizio Pittau

Matteo Lane, lo stand-up comedian italo-americano nato a Chicago, ma ora residente a New York è venuto ieri a Dublino, al Vicar Street, con suo ultimo spettacolo, che sarà presto su Disney+. Lo show fa parte del mini tour Europeo “Back To Europe”, che porterà Lane tra pochi giorni all’Ambra Jovinelli di Roma. Lane ha illuminato il palco con aneddoti divertenti e un significativo coinvolgimento del pubblico.

 

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Prima ancora che Lane salisse sul palco, l’apertura dello show è stata affidata a Francesco De Carlo, uno dei migliori comici italiani, reduce da un mese passato tra i comedy clubs di New York e del tour italiano quasi tutto sold-out “Bocca Mia Taci” che sta concludendo in queste settimane. Francesco De Carlo è, con Filippo Giardina, uno padri della stand-up comedy in Italia, un genere prima solo presente nei paesi anglosassoni e che ora è diventato mainstream anche in Italia. Purtroppo, ai tanti open mic e locali per stand-up comedy presenti ora in tutto lo stivale e ai tantissimi comedian nati negli ultimi anni, pochissimi comici italiani possono essere paragonabili ai maestri del genere come George Carlin, Lenny Bruce o Steve Martin.

Francesco De Carlo nel suo ruolo di opener, ha scaldato il pubblico con il suo “broken english” parlando della sua esperienza a Londra, della sua famiglia originaria del sud Italia, del body language italiano, della importanza del cibo in Italia, dei suoi spettacoli all’estero e in particolare in Sud Corea e altro ancora. Contenuti tratti dai suoi due spettacoli in inglese, che ha portato in almeno quattro dei cinque continenti di questo pianeta, davanti a pubblici sempre diversi. A differenza di molti colleghi, il comico romano ha infatti una sua dimensione internazionale nata dalla sua permanenza a Londra, descritta nel libro “La Mia Brexit” e la serie televisiva andata in onda sulla Rai “Tutta colpa della Brexit” e le sue numerose partecipazione al Edinburgh Fringe Festival, di cui abbiamo parlato in una lunga intervista tempo fa.

Lo show di Matteo Lane è stata molto apprezzato dal pubblico di Dublino, nella serata molto internazionale con americani, messicani, australiani e italiani tutti presi di mira, ma senza essere bullizzati come invece fanno altri comici, dal comico newyorkese nelle numerose lingue che parla, cinque in modo fluente, compreso un ottimo italiano. Lane è arrivato preparato, pronto a stupire il pubblico con battute, storie e personaggi divertenti. La sua voce da cantante con sei ottave (Lane si è formato come cantante d’opera a Roma), che ha modulato in tanti modi, era veloce come le sue battute. Il ritmo della sua esibizione non ha mai avuto momenti morti, e ogni battuta è stata accolta con aperte risate e fragorosi applausi. Lane ha gestito il generoso pubblico di Dublino con la disinvoltura e l’affetto di un comico esperto, un narratore naturale la cui interpretazione era una testimonianza della sua lunga gavetta e del suo eclettismo che lo rende ora padrone del palco.

Nessun argomento era vietato, e Lane ha trattato le assurdità del pubblico internazionale, gli incontri con le celebrità (esilarante quello con Oprah Winfrey a Roma), i problemi con il russare del marito, la mamma italiana, la disorganizzazione degli aeroporti in Messico, cosa vuol dire essere un comico gay a Las Vegas, i viaggi in Italia e in Europa, il rapporto con la religione e altro ancora. Anche se alcune parti dell’umorismo di Lane e delle interazioni con il pubblico potrebbero sembrare di nicchia e rivolti a un pubblico specifico, in particolare a un pubblico queer, gli aneddoti di Lane sono sempre molto divertenti per tutti, come quando racconta di un massaggio in un centro relax, che accettava solo contanti, dove a un certo punto vede che il massaggiatore si toglie le mutande.

A fine spettacolo Matteo Lane ci racconta del suo ritorno sui palchi dopo la pandemia. Si trova a Phoenix e, per chiarire la sua condizione dice subito di essere gay. Al che una coppia anziana bigotta seduta in prima fila si alza e va via e un giovane gay presente tra il pubblico urlando consiglia alla coppia di non tornare. La storia, raccontata da Lane con i suoi perfetti tempi comici, è molto divertente, ma rappresenta la linea di identificazione ricorrente del suo show: essere gay. Cosi come la linea narrativa di De Carlo, quando è all’estero, è quella di essere italiano. Questo è comprensibile, ma sarebbe interessante vedere ogni tanto negli spettacoli di stand-up comedy ebrei che non parlano delle loro famiglie, lesbiche che non parlano di stereotipi sessuali, neri che non parlano di identità razziale, grassi che non parlano di diete o irlandesi che non parlano di alcolici.

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Maurizio Pittau