Più vicina la riunificazione dell’Irlanda. Michelle O’Neill è diventata oggi il primo capo di governo dell’Irlanda del Nord ad emergere dalle fila del Sinn Féin, il partito cattolico da sempre considerato il braccio politico dell’IRA, la formazione armata della guerriglia repubblicana. Questo segna una svolta epocale, poiché l’obiettivo del Sinn Féin è la dissoluzione stessa dell’Irlanda del Nord e la sua riunificazione con la Repubblica di Irlanda a sud.
La provincia britannica fu creata un secolo fa proprio per garantire un’area a maggioranza protestante dopo l’indipendenza dell’Irlanda. Tuttavia, ora le dinamiche sono cambiate, con il Sinn Féin che ha vinto le elezioni del 2022 sull’onda di un cambiamento demografico che ha visto i cattolici superare i protestanti.
La biografia di Michelle è profondamente radicata nel conflitto nordirlandese, i “Troubles”, che tra la fine degli anni Sessanta e gli accordi di pace del 1998 hanno lasciato sul terreno oltre 3 mila morti. Suo padre era un militante dell’IRA finito in prigione, e lei è cresciuta sotto l’ombra della guerra civile. Tuttavia, nel suo primo discorso, O’Neill si è mostrata dispiaciuta per tutte le vite perdute durante il conflitto, senza eccezione, e ha aggiunto che se il passato non può essere cambiato, “possiamo costruire un futuro migliore”. Un messaggio di riconciliazione diretto agli unionisti protestanti che vedono minacciata la loro identità.
Le regole stabilite dagli accordi del Venerdì Santo, che hanno riportato la pace in Irlanda del Nord dopo anni di violenze settarie, sono chiare. Il potere a Belfast deve essere condiviso equamente tra cattolici e protestanti: premier e vice-premier hanno lo stesso peso e la stessa capacità decisionale. Resta però il fatto che il ruolo di premier è stato finora riservato agli unionisti protestanti, e ora, per la prima volta, va a una cattolica repubblicana.
Dopo gli accordi sulla Brexit tra Unione europea e Gran Bretagna, l’Irlanda del Nord è stata di fatto mantenuta nel mercato unico europeo per evitare il ritorno a un confine fisico con la Repubblica di Dublino. Tuttavia, per i protestanti ciò significava essere separati dalla “madrepatria” britannica e condannati a uno scivolamento verso la riunificazione con l’Irlanda cattolica.
O’Neill ha dovuto aspettare quasi due anni per ottenere il titolo che le spettava dalle elezioni del 2022, quando il Sinn Féin ha ottenuto più seggi del DUP, 27 contro 25. Secondo le regole, avrebbe dovuto essere nominata “first minister”, ma il partito unionista ha rifiutato di partecipare al governo, portando a una crisi politica durata quasi due anni.
Il DUP, contrario agli accordi sulla Brexit che ritenevano sminuissero il ruolo dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito e sotto shock alla prospettiva di entrare in un governo a guida cattolica, ha tenuto in ostaggio l’Irlanda del Nord, paralizzando la politica e causando gravi disagi alla popolazione, con servizi sanitari, istruzione e altri servizi pubblici che sono stati danneggiati dallo stallo politico. Con l’accordo annunciato questa settimana, l’Irlanda del Nord dovrebbe tornare a avere un governo funzionante.
Un anno fa, il primo ministro britannico Rishi Sunak ha raggiunto un accordo con Bruxelles per affrontare le preoccupazioni degli unionisti (e della destra dei conservatori): ulteriori aggiustamenti negli ultimi giorni hanno finalmente posto fine al boicottaggio degli unionisti.
L’insediamento di Michelle O’Neill apre nuove prospettive, anche perché a Dublino si prevede che il Sinn Féin, guidato da un’altra donna, Mary Lou MacDonald, prenda il potere anche nella Repubblica d’Irlanda. A quel punto, entrambe le parti dell’isola sarebbero guidate dallo stesso partito la cui ragion d’essere è la riunificazione, e la spinta potrebbe diventare inarrestabile.
Per la prima volta nella sua tormentata storia, l’ex roccaforte dei protestanti unionisti del DUP ha come leader politico una donna la cui missione dichiarata è la riunificazione dell’Irlanda. L’aggettivo “storico” è spesso abusato e c’è molto scetticismo su una possibile riunificazione a breve tra gli irlandesi, ma in questo caso descrive correttamente un cambiamento epocale in Irlanda del Nord. Il partito repubblicano cattolico, erede politico dell’IRA, un tempo bandito e temuto, è ora la forza politica più rilevante sia a nord che a sud del delicato confine che separa l’Irlanda.
Michelle O’Neill ha assunto il ruolo di premier dopo una vita dedicata interamente alla politica. Quando è stata eletta leader del partito nel 2017, ha preso il posto di Martin McGuinness, ex militante dell’IRA diventato poi uno degli artefici del processo di pace. Nata nel 1977 nella contea di Tyrone, una roccaforte cattolica, è cresciuta in una famiglia coinvolta nella politica. Suo padre, Brendan Doris, era un militante dell’IRA finito in prigione, e suo zio Paul fu ucciso dalle forze speciali britanniche. Madre single a 16 anni, ha successivamente dichiarato che questa esperienza l’ha resa più forte.
“So cosa vuol dire gestire situazioni difficili, so cosa vuol dire andare a scuola lasciando il tuo bambino a casa”, ha detto. Si è fatta le ossa nella politica locale, unendosi al Sinn Féin a 21 anni e diventando consigliere e poi sindaco di South Tyrone, prima di essere eletta al Parlamento nordirlandese, nel 2007, nella circoscrizione che era stata di suo padre.
È la prima leader del Sinn Féin a non avere un passato di militante dell’IRA, ma non ci sono dubbi sulla sua fedeltà alla causa. Come ex Ministro della Sanità in Irlanda del Nord, ha svolto un ruolo importante durante la pandemia. Tuttavia, l’unico passo falso è stata la sua partecipazione al funerale di Bobby Storey, un veterano dell’IRA, insieme ad altre 1.800 persone, in palese violazione del lockdown in vigore all’epoca, nel giugno 2020. Il DUP aveva chiesto le sue dimissioni, ma lei ha resistito.
O’Neill ha sempre mantenuto un tono moderato e ha voluto essere presente sia al funerale della Regina Elisabetta II nel 2022 che all’incoronazione di Re Carlo III lo scorso maggio, come atto di rispetto. Ha dichiarato di voler essere la premier di tutti, cattolici e protestanti, ma ha anche sempre espresso opinioni molto chiare. Si è schierata contro la Brexit, definendola “una catastrofe per l’Irlanda” che avrebbe messo a repentaglio gli accordi del Venerdì Santo. Nei giorni scorsi ha ribadito che l’obiettivo suo e del Sinn Féin rimane lo stesso: la riunificazione dell’Irlanda, ora “a portata di mano”.