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Rapporto Italiani nel Mondo 2022 | Rappresentanze

Rapporto Italiani nel Mondo 2022
Scritto da Redazione

Il Rapporto Italiani nel Mondo giunge, nel 2022, alla diciassettesima edizione. Dal rapporto emerge che dall’Italia non si è mai smesso di partire e negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti a causa della pandemia, di recessione economica e sociale, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) ha continuato a crescere e superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale. L’attuale comunità italiana all’estero è costituita da oltre 841 mila minori (il 14,5% dei connazionali complessivamente iscritti all’AIRE) moltissimi di questi nati all’estero, ma tanti altri partiti al seguito delle proprie famiglie in questi ultimi anni. Ai minori occorre aggiungere gli oltre 1,2 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni (il 21,8% della popolazione complessiva AIRE, che arriva a incidere per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo espatrio). Non bisogna dimenticare, infine, tutti quelli che partono per progetti di mobilità di studio e formazione – che non hanno obbligo di registrazione all’AIRE e chi è in situazione di irregolarità perché non ha ottemperato all’obbligo di legge di iscriversi in questo Anagrafe.

Lo Speciale del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes 2022 è dedicato allo studio dei Comitati degli Italiani all’Estero (Comites) e del loro ultimo rinnovo avvenuto a dicembre 2021. I Comites sono organi elettivi senza fini di lucro ed apolitici che raccolgono e rappresentano le esigenze dei cittadini italiani residenti all’estero. Questi organi (i cui membri non percepiscono remunerazione per la loro attività di volontariato) si interfacciano nei rapporti con le istituzioni italiane insieme alle quali promuovono, nell’interesse della collettività italiana residente nella circoscrizione, tutte quelle iniziative ritenute opportune in materia di vita sociale e culturale, assistenza sociale e scolastica, formazione professionale, settore ricreativo e tempo libero.

In particolare, sono stati presi in considerazione diciassette paesi del mondo: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera, Tunisia, Ungheria, Uruguay e Venezuela. L’analisi ha riguardato i risultati e le caratteristiche di ogni singolo Comites di ciascuna nazione considerata, mettendo in relazione il passato con il presente, evidenziando mutamenti e recenti innesti, continuità progettuali e nuovi percorsi intrapresi.

Il Comites diventa in queste pagine occasione di analisi e di riflessione sulla mobilità italiana che ha abitato e abita quel luogo – inteso nel duplice significato di nazione e città – e sulla capacità che ha avuto e che ha di intessere relazioni con la comunità italiana lì residente. La presenza di un Comites operativo significa avere una comunità organizzata che accompagna i nuovi arrivi e supporta i lungoresidenti dialogando e confrontandosi per le naturali difficoltà intergenerazionali che si vengono a presentare. Un cammino del fare, quindi, irto di difficoltà dovute al costante mutamento dei protagonisti della mobilità, delle loro necessità e delle condizioni storiche, sociali, politiche, economiche e culturali in cui avviene la migrazione. Vi sono, d’altra parte, Comitati in crisi per gli stessi motivi perché non ritenuti rappresentativi della realtà, ma ancorati a un passato che non ha più senso di esistere se non riletto alla luce dei cambiamenti nel frattempo occorsi. I Comites possono a ragione essere tacciati di scarsa – o nessuna – rappresentanza quantitativa della comunità, vista la platea estremamente esigua che li ha eletti.

Una parte degli elettori italiani, residenti in Italia e fuori dei confini nazionali, resta contraria al voto all’estero così come è stato riformato: permangono, cioè, ancora irrisolte alcune criticità note come la difficoltà di garantire la personalità, la libertà e la segretezza del voto. Sfiducia e opposizione al voto possono trovare dell’astensionismo una forma legittima di protesta. Ma ciò che i dati sull’affluenza suggeriscono è che con il passar degli anni è venuta meno la spinta propulsiva che ha riformato il voto degli italiani all’estero, e la generazione che l’ha promossa. Una parte sempre maggiore di elettori, e tra questi segnaliamo gli italo discendenti e i neo-immigrati dall’Italia, non ha fatto parte di quella “battaglia” per il voto all’estero e potrebbe sentirsi in qualche maniera slegata dal diritto-dovere di votare. Portare (o riportare) questi elettori alle urne è senz’altro una delle sfide più urgenti per contrastare l’astensionismo crescente.

Partenza Italiana estero

Il capitolo sull’Irlanda intitolato “La rappresentanza degli Italiani in Irlanda: in cammino verso un ruolo più vicino alla comunità” è stato curato dal direttore di Radio Dublino Maurizio Pittau. Il capitolo analizza il rapporto tra Comites e comunità italiana in Irlanda, l’assenza di istituzioni italiani nella capitale irlandese e l’incapacità di fare sinergie tra le poche esistenti, le attività del Comites Dublino tra 2008 e 2021, il problema della comunicazione, le elezioni del 2021 a Dublino e le attività dell’attuale comitato.

Il rapporto tra Comites Dublino e la comunità italiana residente in Irlanda è stato caratterizzato storicamente da una sostanziale irrilevanza dell’organo nella vita dei connazionali. Spesso le attività organizzate sono state poche e poco promosse e hanno coinvolto una percentuale minoritaria della comunità italiana. Anche la conoscenza dell’organo è largamente deficitaria e in caso di richiesta di supporto il Comites è raramente coinvolto.

È indicativo che nel 2021, in Irlanda, ha optato per il voto solo il 2,27% degli elettori iscritti (cioè 404 su un totale di 17.830 aventi diritto). Di questi, 240 hanno inviato il voto entro termini di legge. Nel 2015, dei 7604 aventi diritto, solo 136 aveva esercitato il proprio diritto di voto, pari all’1,6% del totale. Non tutti i 136 votanti hanno poi esercitato il proprio diritto di voto, in quanto sono state solo 90 le buste pervenute in tempo utile per lo scrutinio. Da questi dati emerge chiaramente una decisa estraneità del Comites nella vita della comunità italiana.

Dalle analisi svolte nel capitolo appare chiaro che il Comites Dublino non sia ancora un organo adeguato a rispondere a tutte le esigenze della comunità italiana residente. Tra le principali difficoltà vengono segnalate:

  • carente comunicazione che impedisce a molti italiani residenti in Irlanda di venire a conoscenza del Comites e delle sue funzioni / attività;
  • difficoltà di spesa e di reperimento risorse da parte dell’organo;
  • una scarsa conoscenza da parte degli elettori, del funzionamento del Comites e del complesso meccanismo elettorale con conseguente scarsa partecipazione al voto;
  • la mancanza di una sede;
  • carenza di attività che possano coinvolgere le nuove generazioni di immigrati:
  • scarsa capacità di spesa;
  • assenza di studi e ricerche per contribuire  ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della comunità di riferimento;
  • mancata trasformazione dello stato giuridico dell’organo;
  • uno scarso coinvolgimento degli italiani non residenti a Dublino alle attività del Comites.

I Comites necessitano una profonda ristrutturazione e ripensamento sul loro ruolo, ma nelle ultime elezioni in Irlanda è emersa però una maggiore partecipazione al voto e il Comites sta iniziando lentamente e con difficoltà a coinvolgere diverse tipologie di espatriati presenti nell’isola con tematiche che possono riscuotere maggiore interesse rispetto al passato.


Partenze Italiani Estero


Presentazione di Radio Dublino del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 con Delfina Licata, sociologa delle migrazioni presso la Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana e curatrice del rapporto e Maurizio Pittau, direttore di Radio Dublino e curatore del capitolo dedicato al Comites Dublino.

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