Ieri sera, il Liberty Hall Theatre di Dublino ha ospitato un concerto davvero speciale, un evento sold-out che ha visto sul palco due artisti di straordinaria bravura: Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi. Entrambi vincitori di Grammy, l’americana Giddens e l’italiano Turrisi, residenti in Irlanda, hanno creato una serata che ha trasceso le convenzioni musicali, offrendo al pubblico un’esperienza unica e coinvolgente. Ma ciò che ha reso l’evento ancora più significativo è stata la finalità benefica: i proventi del concerto sono stati devoluti a due importanti enti di beneficenza, Ruhama, che combatte lo sfruttamento sessuale e il traffico di esseri umani, e Sonas, che sostiene le vittime di violenza domestica nell’area di Dublino.
Una sorprendente alchimia di stili
Giddens e Turrisi non sono nuovi a creare una musica che sfida le etichette. Più che una semplice fusione di generi, il loro concerto è stato un dialogo sonoro tra due tradizioni apparentemente distanti. Paradossalmente, Turrisi, musicista italiano, ha un background jazz americano, mentre Giddens, artista americana, ha radici nella musica operistica italiana. Tuttavia, anziché fondere questi stili, hanno saputo farli interagire, dando vita a una trasformazione musicale che ha incantato il pubblico.
Uno dei momenti più toccanti è stato l’interpretazione di “Quante Stelle Nel Cielo Con La Luna” di Lucilla Galeazzi, in cui la voce profonda e vibrante di Giddens, accompagnata dal viola banjo suonato da Turrisi, ha fatto sì che l’atmosfera fosse quella di una composizione medievale. Il viola banjo, nelle mani di Turrisi, sembrava trasformarsi in un liuto, riportando il pubblico indietro nel tempo, in un modo che solo grandi interpreti possono fare. Era come se ogni nota portasse con sé secoli di storia musicale.
Una setlist fuori dagli schemi
La serata è stata un viaggio attraverso epoche e sonorità, con una setlist meravigliosamente schizofrenica, capace di passare senza soluzione di continuità da brani tradizionali a pezzi contemporanei. Ogni canzone rappresentava un salto nel tempo, un pezzo di storia musicale che prendeva nuova vita attraverso le voci e gli strumenti di Giddens e Turrisi.
Il brano finale, una versione riarrangiata di “America” di Paul Simon, in cui la Giddens aveva reso omaggio al cantautore americano a un Grammy Award, ha mantenuto intatta la profondità emotiva della canzone originale, ma l’arrangiamento ha aggiunto una nuova dimensione, celebrando quella trasformazione e dialogo che è stato il tema centrale di tutto il concerto.
Non una fusione, ma un dialogo
Forse il più grande successo di questa performance è stato mostrare come due culture musicali, così apparentemente lontane, possano trovare punti di contatto e dialogo. L’incredibile e inaspettata somiglianza tra il tamburello italiano di Turrisi e il banjo americano di Giddens è stata solo uno degli esempi più evidenti. Ma più che fusione, questa serata ha rappresentato un’integrazione, un incontro tra due grandi tradizioni, ognuna delle quali ha mantenuto la propria identità, pur trasformandosi a contatto con l’altra.
Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi ci hanno regalato una serata di rara intensità e bellezza, dimostrando come la musica, nelle mani di artisti di grande talento, possa diventare uno spazio di dialogo, di scoperta e di trasformazione.